Note di regia de "La Generazione Perduta"
Questa è la storia di una generazione, una sinfonia corale accompagnata dalla voce di un solista. Attraverso le parole e lo sguardo di Rivolta, viviamo in diretta lo spirito dei tempi, le enormi speranze e le amare delusioni di una generazione devastata dall’eroina. Quello che Rivolta racconta viene messo in scena da uno sterminato materiale di repertorio: i documentari di registi come Alberto Grifi o Antonello Branca che, il primo con un memorabile reportage del grande raduno di Parco Lambro, il secondo con il ritratto di Filomena e Antonio, una coppia di tossicodipendenti a Milano, danno la parola ai giovani drogati. Le trasmissioni televisive di Sergio Zavoli che si sforza di fare luce su quel fenomeno ancora sconosciuto, le inchieste sempre per la televisione di Joe Marrazzo che partendo dalle piazze di spaccio risale la filiera per arrivare ai livelli più alti del traffico gestito dalle organizzazioni mafiose. E poi i telegiornali che riportano morti e arresti come un bollettino di guerra. Le radio che danno voce ai genitori distrutti da quello che sono costretti a vivere per non abbandonare i figli al proprio destino.
Una materia prima avvincente che si presta alla messa in scena di quanto raccontato e vissuto da Rivolta, la sua soggettiva. A raccontare Carlo e la sua generazione sarà la voce delle persone che gli sono state più vicine: i colleghi di Repubblica e di Lotta Continua, i suoi compagni di lotta del movimento, lo zio Rinaldo Chidichimo, i suoi amici, la sua compagna storica e i suoi due figli che lo considerano ancora come un padre. La sua esperienza sia professionale che personale ne fa una figura emblematica e Carlo Rivolta diventa così la personificazione di un mondo che mutava inesorabilmente travolgendo le attese e le speranze di una generazione che avrebbe voluto cambiarlo in meglio e che non ci è riuscita.
Marco Turco