TORINO FILM FESTIVAL 40 - Vita terrena di Amleto Marco Belelli
Con estremo ordine e rigore, per non parlare del palpabile rispetto,
Luca Ferri approccia uno dei personaggi più controversi della scena mediateca italiana: Amleto Marco Belelli, alias il
Divino Otelma.
Esoterista, fondatore e Primo Teurgo della Chiesa dei Viventi, sette lauree, Otelma avrebbe potuto essere un soggetto difficilmente contenibile nella sua stravaganza, ma Ferri trova la via per disciplinare questa materia magmatica.
Il film, geometrico, ha infatti una struttura molto accurata, quasi scientifica, che procede avendo grande conoscenza del personaggio da raccontare, ma proprio per questo costruisce intorno alla sua lunga testimonianza (lunga veramente)
la solida architettura di un palazzo a più piani: l'androne per il preambolo (qualche notizia, video degli inizi, preparativi); cinquanta appartamenti per gli incontri fissi settimanali che durano un anno (con tanto di etichetta sul campanello perchè ogni video ha data e titolo ad hoc); le finestre aperte su filmati e foto storiche; i balconi per le riprese che Otelma stesso fa dal suo cellulare durante alcune passeggiate per mostrare la sua Genova soprattutto del passato (la scuola, il luogo dove giocava, un portone, una via) ma anche del presente (il porto, il panorama); e in ultimo il terrazzo sopra il tetto, quello rivolto verso il cielo, per la visita alla madre nel cimitero dove è sepolta, quella madre che tanto ritorna nei suoi racconti perchè primo sostegno da sempre (e per sempre).
Indossando una varietà quasi inesauribile di abiti/cappelli/gioielli, Otelma parla di rituali di taumaturgia come della sua infanzia, di persone che lo hanno osteggiato e della madre sarta, della vita e della morte (anche la sua). Mancano le persone esterne perchè il documentario non è un'indagine, ma ogni tanto il regista raccoglie qualche testimonianza di persone vicine, che fa sentire al Divino, attendendo il suo commento per ricondurre sempre tutto al rapporto tra lui e la telecamera.
Il film avrebbe dovuto essere girato in presenza ma, come per molti altri, l'irruzione della pandemia ha reso inevitabile ripiegare sulle videochiamate: uno stratagemma che probabilmente ha aiutato la dimensione 'confessionale' del prodotto, se lo stesso Otelma arriva a dire, verso il finale, che "specchiarsi nel passato e fare un bilancio è stata un'esperienza formativa". Segnale di questa acquisita familiarità, nelle ultime riprese lo vediamo 'calare l'abito' presentandosi a capo scoperto, nei panni semplici (una maglietta) di Amleto Marco.
Solo dopo la fine di questa strana biografia il regista riuscirà ad incontrare il suo soggetto di persona, ed è anche l'ultima immagine del film.
27/11/2022, 08:00
Sara Galignano