Note di regia di "Grazie Ragazzi"
Quella di “Grazie ragazzi” è una storia vera avvenuta in Svezia a metà degli anni ’80. La visione del film francese che l’ha raccontata è stata l’occasione per adattare la vicenda alle nostre carceri con il filtro della commedia così da arrivare a un pubblico più largo. Un film che racconta la capacità del teatro di dare un’opportunità, di scavare nell’animo umano di chi assiste, ma anche, e in questo caso soprattutto, di chi si mette in gioco recitando su un palcoscenico. È per questo che, inevitabilmente, “Grazie ragazzi” è anche un film sul mestiere dell’attore che rimane per me affascinante e misterioso. Un film su quanto l’arte possa diventare in un carcere elemento di “libertà” e soprattutto di “possibilità”. Cinque detenuti, fino a quel momento lontanissimi dalla cultura e da qualsiasi forma espressiva, alle prese con il teatro fanno inaspettatamente propri gli interrogativi sull’esistenza che pone Samuel Beckett in “Aspettando Godot”: “Cosa stiamo a fare qui?”. Cercando così un senso all’attesa che caratterizza il loro tempo trascorso in una cella. Interrogandosi su come riempire il vuoto del tempo passato in carcere. Sul senso della loro vita.
Sul senso della nostra vita, e, in fondo a tutto, sulla possibilità di trovare, nell’intimo di ognuno di noi, una scintilla che ci può far cambiare. Continua il percorso con Antonio Albanese (siamo al quarto film insieme), un attore con un corpo e un’anima capaci di attraversare e raccontare l’essere umano con toni e sfumature diverse, dalla risata al dramma, mai così come in questo film. Ringrazio tutti quelli che hanno lavorato trasformandosi in non attori che diventano veri attori; da Vinicio Marchioni a Giacomo Ferrara, da Giorgio Montanini ad Andrea Lattanzi, a Bogdan Iordachioiu e Gherard Koloneci. Diversi in tutto uno dall’altro, ma straordinariamente potenti nel mostrare compatti il loro lato umano. Una nota per Sonia Bergamasco e Fabrizio Bentivoglio, lei grandissima attrice di teatro e di cinema con la quale mi onoro di lavorare da tempo, capace di giocare con i generi sfoderando momenti altissimi di umanità, e lui uno di quegli attori con i quali, dopo la prima volta, non vedi l’ora di tornare a lavorare appena possibile. Ringrazio tutta la mia troupe, i produttori Carlo Degli Esposti, Nicola Serra, Mario Gianani e Lorenzo Gangarossa, Massimiliano Orfei e tutto il gruppo di Vision Distribution. Con tutti loro approdiamo nel nostro luogo naturale: la sala cinematografica.
Riccardo Milani