Note di regia de "La terra delle donne"
Il “non detto” di questo film affonda parte delle proprie radici nel sentimento malinconico e inquietante espresso dalla pittura Preraffaelita e dai suoi affascinanti soggetti femminili. La Natura però, ammirata e temuta nello Sturm und Drang, si fa qui p ersonaggio capace di interagire intimamente con la protagonista, Fidela, lasciandole segni da decifrare, reagendo empaticamente alle sue emozioni e, addirittura, facendosi amante attraverso una fusione Panica col tutto. Vera magia o mera suggestione? Coinc idenze o sincronicità Junghiane? Acqua, aria, terra e fuoco sono stati per molti reparti i migliori compagni di questo viaggio alla ricerca di un’immersione sinestetica, di un racconto materico, viscerale e naturalmente magico, sostenuto dalla potenza visi va di una Sardegna tutta da scoprire, con le sue grotte, i suoi boschi, acque, pozzi sacri, e simbolici pertugi. Il titolo “La terra delle donne” è proprio un omaggio al potere ancestrale legato al mondo del femminino; da qui però scaturiscono altre rifle ssioni di tipo socio - culturale sulla definizione del ruolo della donna, tutt’oggi martoriato dalle aspettative degli altri, dalla misoginia e dalla violenza più o meno esplicita. Il tema più delicato e mai troppo esplorato rimane ancora quello della matern ità e della sua ambivalenza: da un lato, quando accettata e desiderata, sia essa naturale oppure adottiva, diventa veicolo di un amore incondizionato e inedita felicità; dall’altro ci sono le maternità cercate e non trovate, quelle indesiderate, quelle pre tese dagli altri, giudicate, criticate: quelle che a volte si trasformano in ossessione perché sembrano l’unico modo per trovare un posto nel mondo. Ma la terra non è solo delle donne, certo: in realtà sono tanti gli uomini a muovere la storia e ad apporta re cambiamenti, nel bene e nel male. Il tema identitario è ampio e prescinde dal sesso: si tratta anche di essere vittime o carnefici, oppure entrambe le cose. Il conflitto più interessante è infatti quello interiore, nella ricerca della propria identità q uando non si accetta la repressione e si lotta per emanciparsi o, semplicemente, quando di fronte alle urgenze si adottano scelte impulsive e rivelatrici della propria essenza. Le misteriose maschere dei Mamuthones avvolte nel fumo nell’intro del film hann o un po’ il compito di traghettarci verso questo interrogativo universale: chi c’è davvero lì dietro?
Marisa Vallone