ARMANDO MARIA TROTTA - Tra sceneggiatura e regia
Scrittore di diversi cortometraggi tra cui "
Si sospetta il movente passionale con l'aggravante dei futili motivi", Evento speciale di chiusura alla Settimana della Critica de La Biennale di Venezia 2018, e sceneggiatore di "
Bella ciao per la libertà" di Giulia Giapponesi, presentato al Bifest 2022 e Biografilm Festival 2021,
Armando Maria Trotta ha partecipato al Festival del Cinema Città di Spello 2023 come giurato per la sezione documentari.
Mentre sta per iniziare il lavoro della sua opera prima come regista,
Lo spirito delle scale, a Spello racconta come nasce una sceneggiatura e il senso della scrittura per il cinema. “La sfida dello sceneggiatore, che sia nella fiction o nel documentario o nel cinema d'autore, è individuare un tema e questo non è mai una tesi, non si tratta mai di una morale o di un insegnamento. Il tema è una domanda che si fa a se stessi e allo spettatore”, dice Trotta.
Come si pone il lavoro di uno sceneggiatore nel mondo della comunicazione moderna che prevalentemente viaggia tramite i social network?
“Uno dei problemi è che i social network tendono a darti ragione, il cinema fa il contrario. La narrazione sui social non ti interroga su come sei fatto, ma dà per scontato che sei fatto bene, talmente bene che ti offre continui rinforzi positivi per spingerti a restare su quel canale. Il cinema invece ti mette in crisi”.
Lei ha lavorato a diversi generi e formati, qual è il suo preferito?
“Non ho un genere preferito e non ho neanche una gerarchia di generi. Non preferisco il cinema d'autore o quello impegnato. Serie come Don Matteo, ad esempio, devono essere un prodotto semplice perché fatte per la televisione generalista, devono essere concilianti e poco problematiche. Nel documentario invece la sfida è capire di che cosa si intende parlare. Per esempio, in Bella ciao siamo partiti dal fatto che di questa canzone, così popolare in tutto il mondo, non si sa nulla, né chi l'ha scritta né chi l’ha musicata, eppure è il brano italiano più cantato e tradotto al livello globale. È un bel corto circuito cognitivo che ci ha portato ad andare al di là del semplice dato di cronaca, quello per cui basterebbe leggere una pagina Wikipedia. Abbiamo compreso che il tema di quel film era la resistenza; perciò, non potevamo farne un documentario storico sulla Seconda guerra mondiale. Dovevamo per forza andare in Cile, in Turchia, in Libano, in Sudan e raccogliere le testimonianze di quelle resistenze ancora attive che hanno fatto di quella canzone il proprio baluardo. È bello quando si riesce a tenere lo spettatore incollato ad un racconto anche per due ore, che si tratti di una storia vera o di finzione”.
E questo suo lavoro da regista come è nato?
“Lo spirito delle scale è ispirato ad una frase di David Foster Wallace che recita: ‘ogni storia d’amore è una storia di fantasmi’. Il film narra di due persone che vivono in una casa infestata dai fantasmi di un loro futuro che potrebbe non avverarsi mai. Presto dovremmo iniziare le riprese”.
Com’è partecipare al Festival del Cinema di Spello?
“Da 5 anni partecipo a questo evento. Amo moltissimo la docenza e ho iniziato tenendo delle lezioni di scrittura ai bambini, ma la lezione l’ho avuta io. Mi sono reso conto che la narrazione per un bambino è tutto, loro crescono a pane favole. Non hanno paura del giudizio, si pongono tante domande ed è stata un’esperienza bellissima. Ora sono in giuria per i documentari”.
Vania Amitrano27/03/2023, 16:00