Note di regia di "Dedalo"
Il film non cerca di dare spiegazioni sociologiche ad un malessere che potremmo definire generazionale, ma tenta semplicemente di restituire un sentimento di soffocamento e di confusione che fatica a trovare una strada dritta e una lingua chiara. Non c’è evento né parabola ma un mosaico di momenti, incontri e scambi. Francesco, Luca e Raffaele rappresentano alcuni dei tanti volti di un’epoca in decostruzione. Un’epoca che chissà dove porterà. Di certo le idiosincrasie sono molte e ormai in pochi si cercano tempo buono per pensarci su. La società, percepita come organismo che marcia dritto verso il progresso senza bisogno di un contributo effettivo degli individui che lo compongono, non sembra offrire scampo a nessuno. Al massimo ci si può concedere lamentele innocue, stanche e prive di una volontà d’azione. Così pescatori senza volto e dalle mani callose si dirigono in mare per calare reti, affilare coltelli e >senza fare distinzione spolpare i pesci capitati nell’inganno. Così gli ingranaggi del “sistema” procedono indisturbati, contando sulla fragilità e l’incapacità dei più nel proporre una realtà altra.
Chiara Capo