Note di regia di "L'Ispettore Robles e la Sfida al Generale Carter"
I fatti si svolgono in epoca contemporanea ma i costumi e lo stile sono ispirati agli anni ‘70 per richiamare le atmosfere dei grandi neo-Noir del periodo.
Il genere poliziesco si innesta in una storia di doppi, il misterioso alter ego del protagonista rappresenta la paura per la società e la difficoltà di farne parte.
L’ambientazione urbana si alterna alla rappresentazione di “Borgoserpi”, un paesino di campagna che incarna il lato gotico e sovrannaturale della storia. Una Salem italiana che ci riporta ad atmosfere dark. I toni di fotografia si dividono in blu (notte, paura) e in ocra ( l’apparenza, l’insicurezza). La colonna sonora, completamente originale, ricorda in parte i suoni sintetizzati di Vangelis e conferisce alle scene chiave il climax e la tensione propri del genere.
Robles si distacca dal classico cliché dell’ispettore di Polizia: è maldestro, ha un pessimo rapporto con i superiori ed il suo approccio alle indagini non è dei più professionali. La matrice del poliziesco all’italiana si traduce nelle dinamiche comiche tra Robles ed il suo vice.
“L’Ispettore Robles” intende riprendere tutti gli elementi del thriller incentrato sulla figura del criminale seriale. La fotografia tende a tinte scure, innescando una generale inquietudine. Un tocco noir è dato dalla scelta di alcuni ambienti: luoghi chiusi, scuri e claustrofobici. La fotografia si ispira agli anni ‘70 ma include dei manierismi più contemporanei.
La presenza di un essere mostruoso serve a creare tensione crescente ed un finale di stagione da brividi.
Adalberto Lombardo
Il piccolo cimitero di provincia ed il paesino antico ed ancora avvolto dalle superstizioni sono alcuni degli elementi che conferiscono alla storia i toni cupi dell’horror gotico senza rinunciare ad un sottile umorismo macabro. I toni surreali e grotteschi permangono per tutta la durata della serie.