Note di regia di "HUB - Sulla Propria Pelle"
La storia di Angela e Beppe è la storia di molti lavoratori precari che oggi vivono - letteralmente - ai margini della società.
L’elemento centrale del cortometraggio è la roulotte, che segna un punto di confine tra il mondo del lavoro - il capannone, con i suoi turni, le campanelle, le pettorine gialle - e quello domestico, dove si trova il conforto dato degli affetti famigliari e dal riposo.
Tutto ruota attorno a questa non-casa, questo veicolo usato come domicilio, risorsa e gabbia per la coppia, riparo e gogna. È il simbolo di una vita in bilico, ferma ad un bivio, sospesa nell’incertezza più totale. Di questo infatti parlano, fin dalle prime battute, i due protagonisti, domandandosi cosa ne sarà del loro futuro, se ci sarà un contratto anche per Angela e per quanto durerà ancora la loro condizione.
La parola “hub” indica un punto di congiunzione, uno snodo: è utilizzata per indicare un luogo in cui arrivano e da cui partono le merci oppure per indicare uno spazio in cui le persone sostano in attesa di ripartire. Tutti questi significati entrano - letteralmente e metaforicamente - nel cortometraggio.
La situazione di Angela e Beppe non è una situazione né unica né isolata, attorno a loro abita infatti una piccola comunità di gente sradicata che vive alla giornata, radendosi la barba e preparando il caffè nel parcheggio, cantando una canzone per rendere tutto meno assurdo e più normale, o forse solo per consolarsi e dimenticare il presente per qualche istante.
Camper, roulotte, case mobili. Lo spazio angusto intrappola questi personaggi nell’ansia asfittica della sopravvivenza quotidiana, appesi a un filo, dipendenti dal rinnovo o meno di un contratto. Basta poco per farsi cacciare e perdere tutto, un piccolo ritardo, un lieve problema di salute, soprattutto con una pandemia in corso a rendere ogni cosa ancora più difficile.
Topi e degrado, un parcheggio deserto dove aspettare da sola il compagno, alla mercé di individui con intenzioni poco raccomandabili.
Quando Angela inizia a temere per la propria incolumità, consapevole del fatto che la parete di una roulotte, quando è notte, non è granché come difesa, esterna i suoi timori al compagno invitandolo a riflettere se rimanere e accontentarsi di un solo stipendio continuando a vivere in quel posto, oppure lasciare tutto e sperare di trovare da qualche parte una nuova opportunità. Beppe è convinto che le cose cambieranno, e che sia necessario attendere pazienti. Angela senza un lavoro, chiusa in quello spazio angusto e spesso da sola, si ritiene un’invisibile, la sua vita è in bilico, sospesa nell’incertezza più totale.
È questo il conflitto che incrina il rapporto della coppia e che aggrava ancora di più la loro angoscia, un conflitto che sotto le questioni pratiche nasconde in realtà una dimensione esistenziale che non prevede dei vincitori.
Francesco Barozz