L'INVENZIONE DELLA NEVE - Dalla Mostra, Tra realismo e favola
Carmen vive troppo intensamente, fuori dagli schemi e questo non viene accettato dalla società. Lei e Massimo si sono lasciati, ma Carmen continua a considerarlo l’uomo della sua vita. I due hanno avuto una figlia, Giada, che ha cinque anni e che da tempo è stata affidata al padre, a lei è permesso vederla una volta ogni quindici giorni. Carmen non ci sta: sa di aver commesso degli errori, ma anche di essere una buona madre e non permetterà che il destino si ripeta, che accada di nuovo quello che le è successo da bambina, cresciuta con la sorella in una casa-famiglia. I suoi comportamenti eccessivi però ostacolano il suo obiettivo.
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L’invenzione della neve" di
Vittorio Moroni, sceneggiato da
Igor Brunello, Luca De Bei e Vittorio Moroni, ha inizio con una favola, quella che Carmen e Massimo raccontano alla loro bambina per farla addormentare: loro sono degli animali, lei è la loro creatura e la difenderanno sempre dalle insidie del mondo. La bella animazione di
Gianluigi Toccafondo, fra colori e animali in movimento che si trasformano, è il prologo di un film che si rivela presto di un realismo crudo e senza un barlume di speranza. Dalla favola all’incubo della realtà: Carmen è una donna disturbata, dal passato difficile, che riesce ogni giorno a distruggere sé stessa, ma è convinta di avere il diritto di stare accanto a sua figlia, di farle del bene, e che tutto il mondo ostacoli il suo lieto fine.
La camera segue da vicino i protagonisti nei loro scontri, nei dialoghi serrati, esasperati: Carmen, interpretata da un’intensa
Elena Gigliotti, tiene la scena, con i suoi monologhi deliranti, gli sfoghi disperati, rivelando tutto il buio e la desolazione di un’anima persa. È una narrazione angosciante, che racconta senza filtri la realtà di famiglie disfunzionali, il dramma di figli che si trascinano dietro un’eredità pesante, come quella di Carmen, vittima degli eventi e poi di sé stessa. Il mondo è una giungla, come quella descritta all’inizio del film, con animali feroci e cuccioli indifesi, dove c’è poco posto per la poesia e per la bellezza, quella che Carmen cerca disperatamente di vivere.
Un film “estenuante”, che non lascia posto al sollievo, se non in parte nel finale, e spinge troppo sul pedale del pietismo e del dramma portato avanti dalla protagonista, un personaggio che risulta respingente, verso il quale è difficile provare empatia nonostante la grande sensibilità e la triste infanzia.
12/09/2023, 18:00
Caterina Sabato