Note di produzione di "Non Credo in Niente"
Quando Alessandro Marzullo è venuto a proporci il film, abbiamo pensato che fosse una sfida ai limiti della follia, sia da un punto di vista produttivo che da un punto di vista artistico. D’altronde, si trattava di realizzare un’opera prima in tempi brevissimi, a budget ridotto e per lo più in pellicola. Ma forse proprio per questo abbiamo subito capito che era esattamente il progetto che stavamo cercando. Noi di Daitona, in collaborazione con i produttori associati, abbiamo voluto fortemente sostenere un progetto fuori dagli schemi e con una certa rilevanza artistica. Lo abbiamo fatto perché il tema e ciò che il film vuole comunicare rappresenta per noi, come per il regista, qualcosa di urgente che deve necessariamente essere condiviso e diffuso. Parlare dei problemi sociali ed esistenziali dei ragazzi che vivono il mondo nella nostra epoca, nel modo in cui lo fa Marzullo con Non credo in niente è, a nostro avviso, qualcosa di veramente unico. Il film è un'opera di montaggio che riunisce e definisce nella sua forma finale due cortometraggi Quando il cielo è scuro e Quando il cielo è scuro – Parte II. Non credo in niente è un progetto sperimentale sotto tutti i punti di vista. Prima di tutto, da un punto di vista produttivo: se il processo di produzione classico è lineare e sequenziale (Scrittura, produzione, post-produzione), Non credo in Niente è un progetto pensato sin dalle origini in fasi simultanee e comunicanti. In altre parole, durante il processo di scrittura, la produzione era attiva alla ricerca di location, attori e finanziamenti e in quasi tutte le sue altre funzioni. In questo modo la scrittura fungeva da guida alla produzione e viceversa. La fase di riprese è stata dilatata nel tempo anche se nel complesso il film è stato girato in 13 giorni. Tutto questo è stato possibile grazie alla forte sinergia che si è instaurata tra tutti i membri di produzione e il regista. Come produttori, per il tipo di film che Alessandro voleva realizzare, la pellicola ci è sembrata da subito l’unica forma espressiva possibile. Volevamo ottenere delle immagini più organiche, vive e sporche possibili, mantenendo tutte le caratteristiche grezze prodotte dallo sviluppo dei negativi. Per questo, in post-produzione abbiamo lavorato moltissimo sul “rumore”. Addirittura il regista e il direttore della fotografia hanno deciso di tirare la pellicola di qualche stop durante la fase di shooting per aumentarlo. Anche la musica gioca un ruolo fondamentale nel film. Riccardo Amorese, l’autore delle musiche originali, ha composto assieme al regista i brani prima dell’inizio della lavorazione e contemporaneamente alla fase di sceneggiatura, integrando così la scrittura filmica a quella musicale. Questo ha permesso all’elemento musicale di incidere anche da un punto di vista narrativo, dando quasi voce ai personaggi.