Note di regia di "Io, Noi e Gaber"
Giorgio Gaber è stato una persona importante della mia vita. Da piccolo mi ha divertito con l’allegria di Goganga, Il Riccardo o La Torpedo blu, e dal liceo in poi mi ha fatto alzare la testa e avere uno sguardo sul mondo segnando il mio percorso di formazione. Raccontarlo per me è stato soprattutto un modo per ringraziarlo per tutto quello che nei decenni mi ha dato e, soprattutto, ha dato a tutti noi. Gaber è stato tante cose. È stato un grande musicista, un grande cantante, un conduttore televisivo, un attore, un uomo di teatro inventore di un genere, un artista di impegno civile.
Un uomo che ha parlato a tutti e con il quale tutti hanno fatto, e forse devono fare ancora, i conti. Ha parlato alla società civile e alla politica, ha parlato alla destra e alla sinistra, ai movimenti e alle singole persone. Ha avuto sempre il coraggio di fare scelte scomode per le quali correre dei rischi e pagare dei prezzi. Ha mantenuto intatto il coraggio del pensiero, il coraggio di indignarsi, rincorrendo solo la giustezza delle cose e non il giudizio dettato dalla moda Ascoltare Gaber oggi è importante quanto “vederlo”. Vedere il suo corpo esprimere la sua rabbia, vedere la sua passione civile, vedere e ascoltare il suo coraggio nel non avere né autocensure opportuniste, tantomeno censure di nessun tipo. Gaber è di fatto un esponente della cultura del nostro paese che ha avuto la capacità e la volontà, di essere popolare.
Viaggiando dalla risata, al divertimento e la leggerezza, fino all’impegno, l’analisi, la passione, la rabbia, l’accusa. E tutto questo solo per la gente, per le persone, per quella società che riusciva a guardare con lucidità e affetto anche quando prevaleva la rabbia feroce nel raccontarne le aberrazioni. E se una cosa più di altre mi porto dietro, da quando lo andavo a vedere nei concerti in cui ci diceva cosa fossimo diventati, è stata la lucidità nel giudizio su tutte le cose della vita, dalla politica alla sanità, dall’amore alla giustizia. Un senso etico profondo e necessario che ho cercato di coltivare sempre. Perché la stagione di Gaber ha attraversato decenni importanti della storia del nostro paese, anni meravigliosi e terribili in cui la passione per un mondo più in armonia e più giusto era viva e diffusa.
È stata una voce importante per tutti noi anticipando tutto quello che in questi decenni si è avverato, prevedendo che l’ideologia del mercato avrebbe schiacciato oggi tutte le altre. Segnando una disperata continuità tra lui e Pier Paolo Pasolini. Per questo, tra le rarissime certezze della vita, ce n’è sicuramente una: Gaber ci serve ancora e ci serve adesso. Grazie a Dalia, che mi ha proposto questo lavoro su suo papà Giorgio, dandomi felicità e responsabilità. L’ho amato sempre e ora ancora di più. Grazie ai produttori e ai distributori Grazie alla Fondazione Gaber e al suo presidente Paolo Dal Bon preziosa e appassionata memoria dell’opera di Giorgio Alla famiglia Luporini, a Sandro in particolare, novantenne lucido e appassionato Grazie a tutte le persone che, ognuna a modo suo, hanno voluto partecipare a questo viaggio per applaudirlo ancora.
Riccardo Milani