Nel 2018 ho assistito ad una lettura di Patrizia Cavalli. Conoscevo le sue opere ma era la prima volta che le ascoltavo dalla voce e il ritmo originale del poeta.
Aveva da poco sconfitto un tumore al cervello, ma iniziava il suo declino verso l’oblio.
Tra una poesia e l’altra sentivo qualcosa muoversi nello stomaco: quella signora con i bianchi capelli scompigliati, le spalle ricurve verso l’interno, indifesa, perdeva il filo dei pensieri e pur non ritrovandolo si lasciava andare ad una nuova poesia. Come poteva coincidere oblio e sublime?
Dopo lo spettacolo mi chiese di accompagnarla a casa. Da lì ha avuto inizio il viaggio che mi ha portato a questo film.