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VISIONI ITALIANE 29 - Olga Torrico presenta "Chello 'Ncuollo"


VISIONI ITALIANE 29 - Olga Torrico presenta
Renata vive in un piccolo paese di campagna del sud Italia, dove il tempo sembra essersi fermato e la vita scorre scandita dalle attività contadine. Durante l'estate, quando i pomodori maturano, Renata ha il suo primo ciclo e scopre che antiche credenze popolari sulle mestruazioni influenzano la vita delle donne nella comunità. Certe femmine fanno seccare anche gli alberi quando hanno “quelle cose”, dicono. Così Renata viene esclusa dalla preparazione della passata e un senso di turbamento le nasce dentro. Ma anche questo tempo è destinato a passare: le stagioni si susseguono, la natura si trasforma, gli alberi diventano spogli, a Renata torna il ciclo e i semi tornano alla terra.

Si intitola "Chello 'Ncuollo" (Italia, 2023, 18’) l’ultimo cortometraggio di Olga Torrico, che verrà presentato il 15 novembre 2023 alle 22.15 al Cinema Lumière (Piazzetta Pasolini, Bologna) nell’ambito del festival Visioni Italiane. Torrico, fondatrice assieme ad Adam Selo della bolognese Sayonara Film, che produce il corto assieme ad Articolture, è partita dalla sua personale esperienza di bambina cresciuta in un piccolo paese di campagna, dove le credenze contadine relative al ciclo mestruale sono sempre esistite ed esistono tuttora.

"Soprattutto nella ritualità di certi momenti della vita rurale" - dice Olga Torrico nelle note di regia al film - "è diffuso il sapere che le donne abbiano dentro una forza distruttrice e impura quando hanno il ciclo, quando hanno “chello ‘ncuollo”, espressione dialettale che si usa per riferirsi al ciclo mestruale senza nominarlo. Significa letteralmente “quella cosa addosso”, come se le mestruazioni fossero una presenza negativa che incombe sul corpo. Ciò che non si può "dire" fa paura. E infatti quando hai il ciclo hai il potere di far seccare le piante e far marcire la carne, di far andare a male la passata di pomodoro soltanto toccandola".

La storia di Renata è così impressa del vissuto di diverse generazioni di donne vicine alla regista: per questo la vicenda è ambientata fuori dal tempo, in un racconto di credenze immobili e immutabili. Così come immutabile è il susseguirsi delle stagioni e l’eterno rinnovarsi del ciclo della vita, rappresentato nel corto dalla poetica figura del nonno di Renata, custode dei semi dei pomodori, messi da parte in estate e seminati durante l’inverno. All’interno di questo ciclo vitale e agricolo vi è il rito della preparazione della passata, vi è il ciclo mestruale di Renata e il ciclo delle stagioni.

I protagonisti sono tutti attori alla prima esperienza, che si esprimono in dialetto in una messa in scena che attinge a uno spirito documentaristico senza rinunciare all’ironia di certi momenti. Nel corpo di Renata l’espressione delle sue emozioni, della sua vitalità e della sua curiosità, come se fosse legata a un’energia che viene dalla terra. Il ciclo vitale della natura trova eco in ogni creatura vivente, nelle persone e anche negli animali e nella vegetazione. Per questa ragione la natura è un vero e proprio personaggio all’interno del corto, che si racconta e insieme si trasforma.

14/11/2023, 17:54