Note di regia di "Due Volte Nadia"
È la prima volta per me che un progetto si svolge come “Due volte Nadia”; dall’idea iniziale al compimento del lavoro non ho mai avuto l’impressione che ci fossero degli ostacoli, dei dubbi o bivi narrativi e tutto è proceduto naturalmente, senza pensare troppo. Il film, per quanto possa sembrare assurdo, si è fatto da solo. Ci sono così dei momenti, nella vita creativa di ognuno, in cui le cose vanno da sé. (…) Per citare Truffaut in “Effetto notte”, le riprese procedono come un treno nella notte.
Alle prove avevamo in mano un canovaccio, sotto forma di racconto breve, che delineava alcune scene (nello specifico le prime due sequenze). Da lì gli attori hanno improvvisato in diverse giornate di prove e man mano la scena prendeva forma.
Non abbiamo mai avuto un copione, né uno storyboard o shot list. Ogni scena è stata improvvisata, sulla base del lavoro fatto in prova e della struttura narrativa del film, sin dall’inizio fortemente delineata. Con una struttura chiara, basata sullo svolgimento della trama, sui vari luoghi della narrazione e sullo sviluppo personale dei tre protagonisti, abbiamo costruito le singole scene con libertà.
Il film nasce dall’esigenza di raccontare una storia d’amore, in cui la protagonista – Nadia – sia percepita da due punti di vista differenti, se non opposti: quello di Federico, filo conduttore emotivo del film, e di Matteo, figura a lui in contrappunto. Da questo il titolo “Due Volte Nadia”.
Dal punto di vista formale questo richiede, ad ogni scena, una duplice attenzione: stiamo osservando Nadia dagli occhi di Matteo o di Federico?
Fabrizio Recchi