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ADESSO VINCO IO - L'Allenatore del Mondiale


Marcello Lippi in un profilo, disegnato da Herbert Paragnani e Paolo Geremei, negli spogliatoi e dentro casa (“Le cose più belle del mondo sono la mia famiglia e la Coppa del Mondo” dice l’allenatore mentre osserva nella sua casa di Viareggio le vecchie foto incorniciate). Distribuito da Lucky Red, il docufilm uscirà nelle sale cinematografiche come evento speciale il 26-27-28 febbraio in 200 copie.


ADESSO VINCO IO - L'Allenatore del Mondiale
Marcello Lippi
L’allenatore e il padre di famiglia, l’uomo carismatico e il marito affettuoso, i campionati vinti e l’amore per il mare. "Adesso vinco io", il docufilm su Marcello Lippi di Simone Herbert Paragnani e Paolo Geremei è un ritratto delicato, tra pubblico e privato, del Paul Newman dei poveri (così lo chiama affettuosamente il suo ex compagno di squadra Arnuzzo) visto attraverso filmati d’epoca e testimonianze di chi lo ha conosciuto bene.

Dagli inizi nella Stella Rossa di Viareggio (“Ci facevano cantare Bella Ciao…”) al trasferimento alla Sampdoria dove inizierà la carriera di allenatore a fine carriera; dal matrimonio con la figlia del presidente del Genoa a quello “scusa papà” pronunciato davanti alla tomba del padre, che odiava la Juve, dopo aver firmato il contratto coi bianconeri.

E poi ancora la Champions League vinta a Roma contro l’Ajax e le tre finali perse, il rapporto col figlio Davide (“Per proteggermi ha lasciato la Nazionale dopo la vittoria al Mondiale 2006” confessa commosso), l’annata fallimentare all’Inter e l’esperienza in Cina (“L’ho fatto solo perché mi avevano offerto tanti soldi ma poi lì vinsi tre scudetti e una Coppa d’Asia”). Il racconto di un uomo testardo ed istintivo, permaloso e affascinate, capace come pochi altri di formare e guidare un gruppo vincente (“I giocatori vengono sempre prima della tattica”) e di far ricredere persino l’Avvocato Agnelli (“È più facile che la Ferrari vinca il Mondiale che voi lo scudetto…” gli disse al suo primo anno di Juve).

“Una dicotomia è forse alla base dei suoi straordinari successi” dice Paragnani (autore anche dello script con Umberto Riccioni Carteni) “le sue radici di toscano di spiaggia, ben piantate a Viareggio, crescono un uomo tutto d’un pezzo, legato al socialismo del padre, ai valori decubertiani dello sport in cui dare tutto sé stesso è l’unica cosa che conta e che il risultato è marginale. Sotto la cenere di un giocatore di A che passa la sua carriera a diventare capitano e bandiera di una squadra che non alzerà neanche un trofeo, cova il desiderio di rivincita, di affermazione prepotente di sé e che lo renderà la nemesi dei valori fin lì propugnati”. “Vincere non è importante ma l’unica cosa che conta.

È partendo da questa citazione di Giampiero Boniperti, uno dei più grandi presidenti della storia della Juve, che abbiamo voluto raccontare l’ascesa, le cadute e il trionfo mondiale di un uomo il cui mantra è stato la ricerca incessante della vittoria” dichiara invece Geremei. “Siamo stati testimoni discreti di un uomo che racconta il passato vivendo pienamente il proprio presente”.

26/02/2024, 08:07

Claudio Fontanini