Simone Riccioni è autore, regista e protagonista di "
Neve", in uscita nelle sale dal 7 marzo, la storia di un incontro inatteso tra una bambina orfana e vittima di bullismo a scuola e un attore di talento (sprecato).
Simone, come è nato il progetto di "Neve"?
Da alcuni anni avevo questa storia nel cassetto: da bambino ho vissuto un periodo molto brutto di bullismo, sono nato in Uganda da genitori italiani, missionari negli anni '80 per aiutare durante la guerra civile, e ho vissuto là i miei primi 7 anni di vita.
Quando i nonni sono invecchiati i miei mi hanno riportato in Italia, ma è bastato per sentirmi dare del brutto negro, dello sfigato, extracomunitario, mangiatore di banane... per anni è andata avanti così, il bullismo capita senza una reale motivazione, è cattiveria gratuita.
E quando è diventato un film, la tua prima regia?
Durante il periodo del Covid mi è tornata in mente. Ho trasformato il bambino in bambina, una vittima che si chiude sempre più. E' una storia commovente, che tocca anche temi come affetto, amore e rinascita: quando mancavano pochi mesi al via della lavorazione e non trovavo un regista che capisse bene come volevo rappresentarla, una sera mentre bevevo una birra mi sono detto: "facciamo la mattata!".
Anche se tecnicamente ci sarebbero state di certo alcune sbavature, volevo arrivare al cuore delle persone e credo di esserci riuscito.
Attore, sceneggiatore e regista: come è andata?
Ho fatto troppe cose? Forse... Di certo è stato molto faticoso, ma avevo accanto una troupe molto valida che mi ha supportato, il film così è nato in modo viscerale. Come detto, non mi sentivo ancora pronto a questo passo ma mi sono forzato e via: è stato difficilissimo, volevo fare un film solo da regista come inizio, poter lavorare bene con ogni singolo attore... ma è andata così.
Il tuo personaggio è un attore di teatro.
Secondo me l'arte della recitazione è incredibile, io vengo dal teatro e lo vivo come una piccola famiglia, lì puoi sperimentare e non ti senti giudicato, qualsiasi cosa fai è accettata. La metafora l'ho scelta per questo, penso sia anche terapeutico, ti permette di ascoltarti veramente, se sei disposto a metterti a nudo.
Come hai scelto gli altri attori del cast?
Mi sono concentrato sul trovare la bambina protagonista, ho scelto Azzurra Lo Pipero che è una mia allieva nella scuola di cinema che ho nelle Marche: è stato un provino durato un anno, senza l'ansia di dover far bene in pochi minuti. Avevo capito il suo talento e l'ho osservata molto, quando a fine anno le ho detto che sarebbe stata lei la protagonista è rimasta muta venti minuti!
Simone Montedoro lo avevo pensato prima, avevo in mente già il suo volto mentre scrivevo il film; Margherita Tiesi invece l'ho scelta dopo aver visto un video provino, mi è piaciuta subito.
L'esperienza da regista è stata come la immaginavi?
No, molto peggio di quanto mi aspettassi! Pensavo avesse una tranquillità che invece non ha, è molto faticoso ma bellissimo, la strada è in salita ma va bene così: stiamo facendo in questi giorni proiezioni per le scuole in anteprima e sta piacendo molto, abbiamo incontrato circa 10.000 studenti che si sono detti commossi e non annoiati, per me è un grande successo.
Non so se farò ancora il regista, per ora in quel ruolo ho fatto due film con "Neve", il primo e l'ultimo... ma se un'altra storia busserà alla porta mi farò trovare pronto.
Cosa ti aspetta nel prossimo futuro?
Due film da attore che devono ancora uscire: uno da protagonista con Paolo Calabresi e uno con Whoopi Goldberg, in cui ho solo una piccola partecipazione. Ma sono cresciuto con "Ghost" e "Sister Act", starle vicino sul set è stato meraviglioso!
04/03/2024, 18:29
Carlo Griseri