Note di regia di "Stolen Moments"
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Stolen Moments" è prevalentemente un film di fiction ma che include anche sequenze di repertorio reali, che ci fanno riflettere su se e come ciò che viene raccontato è realmente accaduto; ciò assieme ad interviste ‘false’ con personaggi riconoscibili del film stesso oggi invecchiati, che raccontano il protagonista Sabino (mai esistito nella realtà) e le loro vicende; tutto questo viene tenuto assieme dal grande narratore, Pupi Avati, intervistato da un immaginario programma televisivo in cerca della storia della settimana.
Le sequenze di repertorio, alle quali è difficile credere pur essendo assolutamente reali, provengono dallo storico AAMOD (Archivio Audiovisivo del Movimento Operaio e Democratico), e dall’Archivio del Cinema di Impresa di Ivrea, che fa capo al Centro Sperimentale di Cinematografia.
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Stolen Moments"’ appartiene quindi ad un genere cinematografico difficile da codificare: ne sono pochi gli esempi (il più celebre è ‘Zelig’ di Woody Allen): il suo linguaggio è infatti la ricostruzione dei fatti narrati come ci ha abituato la Televisione con le inchieste giornalistiche, soltanto che qui sarà difficile distinguere il vero dal falso: una riflessione sulla necessità e sulla concretezza del vero, in tempi in cui le immagini della realtà possono essere manipolate e create artificialmente in ogni modo.
Inutile dire che l’obiettivo del film è quello, sottile, di giocare con i generi e con lo spettatore più smaliziato, per far sì che si esca dalla sala o dalla visione chiedendosi ‘ma quello che ho visto è accaduto veramente?’, una domanda ormai perfettamente legittima di questi tempi.
Un crossover di generi cinematografici e televisivi fin troppo codificati, ormai irrimediabilmente parte del circo mediatico, che farà credere - speriamo – ciò che non è stato, con un velo di nostalgia per il passato e una riflessione sul senso della comunicazione e della realtà attuali, talvolta ricorrendo al dichiaratamente falso e accompagnando il tutto con una storia di persone e di sogni, fatta di luci ed ombre, che ci farà tornare indietro nel tempo, in un’epoca (gli anni settanta) piena di pro e di contro, al ritmo di una colonna sonora jazz.
Buona visione.
Stefano Landini