Note di regia de "Il mio posto è qui"
La storia de "Il mio posto è qui" si svolge all'indomani della Seconda Guerra Mondiale. È un momento storico in cui l'Europa vive, in un periodo di tempo relativamente breve, enormi cambiamenti sociali, culturali e politici. Il film rievoca questa pagina fondamentale della storia da un punto di vista unico e originale: quello di una ragazza madre in uno sperduto paesino del sud Italia che inaspettatamente fa amicizia con l'organizzatore di matrimoni locale, un omosessuale disprezzato dall'intera comunità. Attraverso di lui Marta prenderà lentamente coscienza del suo diritto di donna a vivere una vita appagante. Molti dei cambiamenti avvenuti nell'immediato dopoguerra trovarono impreparata la maggior parte dell'Italia.
Il Paese divenne una repubblica in seguito a un referendum vinto per pochi voti e la società si trovò improvvisamente divisa tra vinti e vincitori, destra e sinistra, la Democrazia Cristiana (CD) e il Partito Comunista (PCI): due schieramenti che, in modi diversi, avevano entrambi mantenuto una visione molto moralistica di quella che oggi chiameremmo 'diversità'. Le donne avevano avuto per la prima volta il diritto di voto, sì, ma spesso non avevano nemmeno una reale conoscenza del mondo. In questo contesto, la maggior parte della popolazione italiana - soprattutto al Sud - rimaneva profondamente legata alla propria tradizione patriarcale, senza strumenti per immaginare un'alternativa. I protagonisti della nostra storia, Marta e Lorenzo, diversi per estrazione culturale, ruolo sociale e identità, vivono sulla loro pelle questo momento di cambiamento. Sono persone semplici e solo parzialmente consapevoli del fervore sociale e politico dell'epoca, ma sentono chiaramente che le loro aspirazioni sono frustrate. Lorenzo è più grande e crede di aver perso per sempre la sua occasione, ma quando incontra Marta, decide di aiutarla a trovare la sua stessa occasione. Grazie a lui, Marta prende coscienza di ciò che manca nella sua vita e decide di lottare per cercare la sua felicità. Sebbene il film sia ambientato nella Calabria della metà degli anni '40, pensiamo che alcuni dei suoi temi siano ancora molto attuali. Quasi ogni giorno leggiamo di casi di femminicidio o di atti di intolleranza. Il dibattito aperto dal movimento #MeToo - anche se a volte estremizzato - ha portato alla luce la questione del reale ruolo delle donne nella società, della parità di trattamento e delle diverse opportunità offerte loro rispetto a quelle degli uomini. Questi temi, che ormai dovrebbero essere già metabolizzati dalla società moderna, sono recentemente rimessi in discussione anche da nuovi movimenti conservatori, che cercano ancora una volta di emarginare chiunque sembri diverso o meno forte. Con questa storia vogliamo dare il nostro contributo alla riflessione su questi temi, non in modo ideologico, ma attraverso emozioni e personaggi memorabili. Il film offre anche al pubblico la possibilità di scoprire un mondo finora inedito sul grande schermo: la comunità nascosta degli omosessuali nelle campagne del dopoguerra. Si trattava ancora di contadini, lontani dall'atmosfera colorata e queer che il cinema conosce bene. Ma questo dimostra come le pulsioni sessuali siano insite nell'uomo, indipendentemente dall'estrazione sociale o culturale a cui appartiene. Il film ha una struttura molto narrativa, ma abbiamo cercato di allontanarci da un approccio di tipo televisivo e di evitare un'immagine edulcorata e patinata del Sud, con belle immagini e costumi storici perfetti. Vedendo le fotografie originali della campagna italiana del dopoguerra, si rimane colpiti dalla sua estrema povertà. La maggior parte delle case erano ruderi, l'elettricità era ancora rara, la gente era spesso mezza nuda. Abbiamo cercato di rendere questa crudeltà nella scenografia, nei costumi e nelle luci fioche delle lampade a olio. Così facendo, abbiamo voluto rafforzare anche la condizione di costrizione di Marta in questa dimensione violentemente arcaica. Abbiamo portato la macchina da presa - per lo più a mano - all'interno della storia e vicino ai personaggi, per fare in modo che lo spettatore si immergesse in questa realtà cruda e, per lo stesso motivo, abbiamo utilizzato il dialetto calabrese dell'epoca. In contrasto con questo estremo realismo, abbiamo utilizzato alcune immagini evocative della natura Calabrese ed alcuni elementi visivi iconici come l'oggetto della macchina da scrivere, che diventa simbolico della voglia di riscatto di Marta. Per il ruolo di Marta abbiamo scelto Ludovica Martino. Scoperta dal pubblico giovane nell'adattamento italiano della serie liceale norvegese Skam, Ludovica ha interpretato il ruolo centrale nelle prime quattro stagioni, che l'hanno resa un idolo teen. Ha recitato anche in diversi lungometraggi di successo commissionati da Netflix. Ma nel nostro film si è cimentata in un ruolo drammatico che ha rivelato, a nostro avviso, le sue straordinarie capacità interpretative. Per mesi ha preparato con un coach il dialetto calabrese e la fisicità di questa giovane donna del sud. Per il ruolo di Lorenzo abbiamo coinvolto invece Marco Leonardi. Attore che ha avuto una carriera sfaccettata iniziata con Nuovo cinema paradiso, diventato una star Hollywoodiana dopo Come l’acqua per il cioccolato per poi continuare con tanti film di qualità italiani fino ad Anime nere e Maradona. E’ un attore che abbiamo sempre amato ma che pensiamo non sia stato mai apprezzato a sufficienza nel nostro paese. Nel nostro film ha dato vita ad un personaggio gay memorabile, senza eccessi e banalità ma profondo nella sua discrezione e romanticismo.
Cristiano Bortone e Daniela Porto