LA SECONDA VITA - "Tutti meritiamo una nuova chance"
Dal 4 aprile è in sala in tutta Italia l'opera prima nel lungometraggio di finzione di Vito Palmieri, "
La seconda vita", interpretato da Marianna Fontana e Giovanni Anzaldo.
Vito, avete sviluppato il personaggio di Anna dopo aver tenuto corsi di cinema in carcere, ma c'era già l'idea del film?
Quando ero a Bologna per quei corsi di cinema in carcere non pensavo a recuperare suggestioni per fare un film, è un pensiero nato solo l'ultimo giorno quando li ho lasciati: mi sono chiesto che vita avrebbero fatto, una volta usciti. Avrebbero avuto una vita normale, la possibilità di recuperare legami affettivi, di averne di nuovi...?
Poi il ragionamento si è allargato al concetto di ripartenza e rinascita che riguarda un po' tutti, poter avere una seconda possibilità vale per tutti: uno dei messaggi a cui tenevo era proprio questo, rifarsi una vita è diritto non solo di chi ha avuto un passato nero come la nostra protagonista.
Come avete lavorato sul personaggio?
La storia è anche altro, una storia intimista e di riscoperta, non voleva essere uno sguardo sul sistema carcerario. C'è anche l'aspetto romantico, la possibilità di innamorarsi nuovamente. Si può, dopo anni di carcere? Esiste un diritto alla serenità per chi ha quel tipo di passato?
Ci siamo poi consultati con una criminologa, ho anche fatto un documentario sulla giustizia riparativa e ho seguito alcuni detenuti anche fuori dal carcere: hanno uno sguardo diverso, quando escono.
E' un mondo che non mi appartiene, vengo dalla teoria del cinema... ma nei dibattiti in questi giorni vedo che il mio ruolo va oltre, ho raccontato un mondo che non tutti conoscevano e la gente vedo che ha voglia di parlarne.
Prima dell'uscita in sala avete fatto anche un tour nelle carceri, come è andata?
E' stato un esperimento, di solito se si fa è solo dopo l'uscita in sala: è stato emozionante perché sono state le primissime occasioni di mostrarlo e lo si faceva con un pubblico senza filtri. Mi hanno detto che per loro era un racconto credibile e mi ha fatto molto piacere. Si sono immedesimati, ci sono stati dibattiti molto interessanti e impegnativi, abbiamo parlato molto del pregiudizio: sanno che usciti da lì ci sarà e ne hanno paura.
Anche a Rebibbia, al carcere femminile, ci hanno ringraziato perché vedevano raccontato il loro punto di vista. Spesso queste persone si sentono dimenticate.
Per un ruolo così ci voleva un'attrice di grande talento.
Marianna Fontana l'ho scelta per i suoi film precedenti, "Indivisibili" ma soprattutto "Capri revolution", Martone lo ha costruito molto sul suo punto di vista, sui suoi primi piani, i suoi sguardi.
Abbiamo fatto una lettura e al monologo finale, quando finalmente qualcuno "ascolta" il suo personaggio parlare, mi sono emozionato: non mi capita mai coi miei film, nemmeno rivedendoli, figuriamoci alla lettura! Ho capito subito che era lei la persona giusta.
Ha incontrato anche lei la criminologa, abbiamo lavorato molto sul passato di questa donna, di cui si svela pochissimo nel film, su movenze, sguardi... Marianna è capace di darti espressioni di grande durezza ma anche momenti di delicatezza, con pochissimo. E' stata straordinaria.
Hai scelto di ambientare la storia in luoghi speciali.
Ho voluto raccontare un non luogo: la reazione della società può succedere ovunque, mi sono anche ispirato a storie vere di persone che hanno cambiato più città perché venivano riconosciuti, e succedeva in grandi o piccoli centri.
Ho scelto quello che ha appena vinto il titolo di "borgo dei borghi", Peccioli vicino Pisa: sembra un'isola felice dove tutto va bene, dove la tabaccaia ti apre il conto a prima vista solo perché lavori in biblioteca... e poi dal punto di vista visivo e di montaggio ho voluto alternare alcuni totali di spazi indefiniti e con tanta nebbia, in cui si stagliano delle vare macrostrutture che escono dalla terra, non sono una scenografia, Peccioli è molto avanti in campo artistico!
C'è anche una bellissima canzone di Cristina Donà, come l'hai scelta?
Le musiche sono di Lorenzo Esposito Fornasari e c'è anche una canzone originale scritta da Cristina Donà con lui. Parlando con Fabrizio Cabitza, che è il supervisor delle musiche del film (un ruolo che anche in Italia sta prendendo sempre più piede), gli spiegavo che avrei voluto una voce femminile, che richiamasse un po' la figura della sorella della protagonista, che nel film manca e da cui lei è perseguitata. Mi serviva una voce tenera e abbiamo pensato a lei, che aveva già collaborato con Lorenzo.
Venerdì 12 aprile a Bologna avremo una proiezione speciale con a seguire una live performance di loro due che canteranno anche "La Vela", scritta per il film.
10/04/2024, 17:11
Carlo Griseri