LA PITTURESSA - Sargentini: "Il mio doc terapeutico"
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La Pitturessa" è la storia di Anna Paparatti, raccontata in un coinvolgente e sorprendente documentario da sua figlia, la regista
Fabiana Sargentini. Dopo l'anteprima all'ultima Festa di Roma, il lavoro è oggi in tour per incontrare il pubblico italiano.
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Era tanto che non giravo nulla: dopo il mio esordio nella fiction, che è andato molto male, non mi sentivo più brava...".
Il documentario è la storia di un'artista, Anna Paparatti. Ma anche del rapporto tra una madre e una figlia: quando e perché ha deciso di girarlo?
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La prima spinta è stata l'evento incredibile che l'ha vista partecipare con alcuni suoi quadri antichi, degli anni '60, a una collettiva di artisti alla galleria romana Eddart: poteva anche passare inosservata, e invece Maria Grazia Chiuri, direttrice artistica di Dior, li ha visti e li ha sentiti risuonare in lei.
Ha voluto conoscerla e ha capito che era una donna di una certa età che non aveva avuto successo come pittrice: a lei è piaciuta anche questa cosa e le ha proposto di realizzare la scenografia di sua sfilata a Parigi!".
Da lì quindi è partito tutto.
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Sì, è stato come un Tir che ci investiva, non avevamo neanche capito bene... mia madre però è stata sempre tranquilla, ha avuto subito idee chiarissime su come farla.
Per la promozione della sfilata, Dior aveva chiesto al regista Edoardo Winspeare di fare piccoli video per i social su mia madre: io l'ho aiutata e alla fine di quel piccolo lavoro è stato proprio lui a dirmi che dovevo fare un lavoro su di lei. Nel documentario ci sono anche alcune immagini girate da lui in quei giorni, come quella di me che mi provo i cappottini...
Proprio in quel periodo ho scoperto che quei quadri erano stati fatti prima della mia nascita e del suo incontro con mio padre: mi sono chiesta, e me lo chiedo anche nel doc, se le avessimo in qualche modo "rovinato la vita", almeno artisticamente. Mi ha incrinato questa cosa, la vedevo potente a 85 anni davanti a una sfida pazzesca, con una libertà di pensiero e una vitalità che non le conoscevo. Ho usato il film per riscoprirla, improvvisamente era una persona pazzesca!".
Girare il materiale come è stato?
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Sia facile sia difficile! Lei è stata molto disponibile e naturale, non lo avrei immaginato, la telecamera non è mai stata un problema per lei. Ma è stato anche difficile, perché non le piacevano sempre le mie proposte...".
Come avete lavorato, una volta iniziato il progetto?
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Questo documentario è stato sempre un work in progress. Ci sono voluti due anni per completarlo, il montaggio è stata la cosa più faticosa: bisognava bilanciare tutte le cose, le trappole erano dappertutto... Ora che sto incontrando il pubblico mi arrivano molte analisi, tanti livelli di lettura che per me sono utili, mi svelano cose che ci sono dentro e che magari non notavo.
"La Pitturessa" è stato un parto, perché io sono rinata: per tanti anni sono stata come la madre di mia madre, un ribaltamento dei ruoli che per noi è stato a lungo particolarmente problematico.
In questa opera lei si è rigenerata, il film ha rimesso ordine dappertutto, anche nei rapporti con mio padre. Io non volevo fare un film terapeutico, volevo fare film su di lei e non sul femminismo o altro: ma quel tema c'è, proprio questo funziona, il film è stato quasi involontariamente teraupeutico.
Più che farlo, però, vederlo è stato decisivo: lei ora lo riguarda ciclicamente, quando è giù di morale o è passato troppo tempo, anche solo su un tablet o sul cellulare".
E ora che cosa succederà a Fabiana Sargentini regista?
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Ora mi sento pronta a ripartire, desidero che il prossimo lavoro sia al più presto! Raccontare come mia madre si è rimessa in gioco, e come è andata bene, siccome mi specchio in lei mi fa sentire pronta a ripartire anche io. Tra l'altro, finora questo lavoro piace a tutti, non mi era mai successo prima!".
17/04/2024, 11:16
Carlo Griseri