Note di regia di "In Spirito"
Si tratta di una vicenda di cinque secoli fa, ma penso che ci riguardi da vicino, perché parla del nostro bisogno di raccontarci storie su chi siamo per dare un senso a quel che ci accade.
Credo che per rendere universale un racconto non si possa che partire dalla sua singolarità irripetibile; per questo mi affido ai documenti, cercando di restituirne il respiro più specifico. In questo caso frasi intere sono tratte dal carteggio e dall’autobiografia di Lucia. Ciascun personaggio usa un dialetto diverso, che ne racconta la provenienza e il percorso di vita. Ma i documenti hanno guidato anche la scelta dei luoghi, dei costumi, persino degli attori: il capitano dei balestreri è in realtà lo storico (oltre che mio padre) che ha indagato le vicende di Lucia raccontandomele in tutta la loro ambiguità.
Ho poi cercato un’immagine imperfetta. La sporcatura della grana, l’effetto prodotto da obiettivi invecchiati, una cinepresa sempre un passo indietro rispetto ai personaggi e quindi incapace di anticiparne i movimenti: tutto ciò, per restituire il filtro offuscato che sempre si frappone fra noi e la realtà quando cerchiamo di catturarla.
Nicolò Folin