NESSUN POSTO AL MONDO - "Scoprendo il Cilento"
Dopo il premio del pubblico al Festival dei Popoli e la proiezione al Trento Film Festival dei giorni scorsi, il documentario "
Nessun posto al mondo" di
Vanina Lappa è pronto a iniziare un tour per l'Italia in cui incontrare direttamente il pubblico.
Vanina, come è andata la proiezione al Trento Film Festival?
A Trento è andata benissimo, c'era veramente molta gente in sala: è un festival con più di 70 anni di storia e un pubblico molto affezionato a questi temi, magari non fatto tutto di cinefili ma sicuramente di spettatori interessati, abbiamo avuto incontri molto belli.
Il Cilento è un luogo poco rappresentato, c'è molta curiosità intorno: essere stata molto vicina al protagonista fa sì che il pubblico si riconosca nei suoi drammi, nei suoi conflitti, anche se sulla carta è un personaggio lontano da loro. Ha qualcosa di universale.
Come hai scelto questa storia da raccontare?
Conoscevo già bene il Cilento, il mio primo film "Sopra il fiume" era ambientato a Caselle in Pittari, piccolo Comune che sorge su una conca del fiume Bussento, nel Cilento meridionale, di dove è originario Antonio. Il nostro incontro mi ha fatto accedere alla montagna, con leggi e un paesaggio molto diverso.
Mi sono ritrovata a fare quasi l'esploratrice, in un luogo nuovo con un dialetto che avevo un po' imparato col primo film (ma quello dei pastori è ancora più difficile!): con Antonio è andato sempre tutto bene, tra noi c'è stato quasi un colpo di fulmine (con gli altri c'è voluto più tempo per farmi accettare come "naturale"). Le persone affini si riconoscono.
Ci sono voluti quattro anni di riprese, con un centinaio di ore di girato, per concludere il tutto: all'inizio ci siamo un po' annusati, come i cani, per capire chi eravamo, lui pensava mi interessasse vedere come si fa la ricotta, che volessi fare solo un reportage. Poi ha capito la mia idea: ha visto il lavoro finito ed è contentissimo, si è riconosciuto ed emozionato, lui è per me lo spettatore principale.
Il tuo metodo di lavoro nel documentario è molto coinvolgente e impegnativo.
Ho usato un po' lo stesso approccio anche nel mio esordio, è il modo giusto per stare con queste persone: è un lavoro che ha bisogno di tanto tempo, scoprire un luogo vuol dire impararne linguaggio, paesaggio, regole scritte e non... Mi devo un po' fondere con quel posto, e il tempo è fondamentale.
Ho avuto fortuna, ma anche intuito: quando incontri una persona devi capire se ha potenziale narrativo o no, anche se nel documentario non puoi avere troppe sicurezze devi cercare una direzione chiara da prima, se no rischi di dover costruire tutto in montaggio ed è un lavoro enorme.
Ora sei in giro ad accompagnare il film, ma hai già idee per il futuro?
Mentalmente mi sento pronta, il problema è che ora sto affrontando il tour per farlo "camminare", per farlo vedere al pubblico. Ma ho un'idea da qualche tempo che sto cercando di approfondire, si concentrebbe su un evento successo qualche anno fa che però dovrei rimettere in scena, con una sorta di fiction... intanto continuo a pensarci, spero presto di potermici mettere seriamente.
08/05/2024, 10:20
Carlo Griseri