Note di regia de "Il Vangelo secondo Ciretta"
Il film è un classico documentario character driven. Tutto ruota attorno alla forte e carismatica figura del protagonista. Ciretta potrebbe venderti qualsiasi cosa, anche l’impossibile: il ladro buono! Un super Santo! Nel film si materializza il messaggio cristiano tra poveri, senzatetto, prostitute. Non con il dito giudicante di un vecchio prete, ma dalla prospettiva di Ciretta, folgorante popstar dello spettacolo che suscita curiosità e stupore in tutte le fasce d'età. Ciretta, talentuoso, spiritoso e intelligente, personaggio contraddittorio e intrigante, è il centro del mio film. Avendo 20 anni, Ciretta è parte integrante della generazione dei social media. Durante le riprese infatti ignora costantemente la regola ferrea di non fare caso alla telecamera e si rivolge continuamente alla regista e all'operatore attraverso l'obiettivo. Interagisce con tutti i tipi di mezzi audiovisivi con spontaneità e disinvoltura, creando così uno stile diretto. Ciretta è un talento naturale e in costante flirt con la macchina da presa. Se ciò potrebbe rasentare un problema per un documentario di stile classico, in questo caso crea consapevolmente un nuovo look dinamico che dialoga benissimo con l'era dei social media. Il concetto visivo rispecchia quindi i protagonisti: vivido, vicinissimo all'azione e pieno di intensa emotività. L'antica città mediterranea di Napoli suscita attualmente interesse in tutto il mondo, essendo lo scenario di una serie di blockbuster di grande successo nel cinema e nella letteratura. In parte paradiso, in parte inferno, attraente e ripugnante allo stesso tempo, è il palcoscenico ideale per il dramma umano che si inscena quotidianamente. Tra le strade secondarie e nei bassi del centro storico della città, si susseguono infatti momenti cinematografici accuratamente costruiti che giocano con la luce e l'ombra, il divino e il profano. Presentata come una fiaba mistica ambientata tra il reale e l'immaginario, la storia segue una decisione consapevole di evitare l'immagine-cliché di Napoli come capitale di Gomorra. Anche se questa realtà ovviamente esiste, è diventata troppo predominante nella narrazione di Napoli, trascurando la sua immensa qualità poetica e culturale. La fotografia del film cerca di sottolineare la dimensione poetica di Napoli. Il set principale, uno spazio teatrale temporaneamente chiuso, si vanta di possedere già naturalmente forti accenti di luce e ombra, conferendo al luogo una particolare intensità visiva che potrebbe essere stata rubata al famoso pittore seicentesco Caravaggio, altro personaggio napoletano perennemente tormentato da genio, religione e criminalità. Ma questo aspetto di Napoli, ricca di creatività, altruismo e improvvisazione, è a rischio. La recente esplosione del turismo ha portato alla crescita esponenziale di case vacanza e B&B. Una crisi abitativa cronica e la lenta espulsione dei residenti autoctoni dal centro storico ne sono le conseguenze. Il film è quindi una testimonianza della mentalità e lo stile di vita di quella Napoli antica che sta per scomparire.
Caroline Von der Tann