Note di regia de "Il Mirmecologo"
Il Mirmecologo trae origine dal libro Formiche (B. Hölldobler e E.O. Wilson), frutto di uno studio di mirmecologia diventato un punto di riferimento per i sociobiologi negli anni Novanta. Durante la lettura del libro, ciò che mi ha colpito maggiormente (oltre alle nozioni sugli artropodi) è stata la capacità dei due autori, nel redigere un testo rigorosamente scientifico, di trasmettere un apprezzamento e una dedizione per le formiche così soggettivi e personali da risultare surreali. Il mirmecologo è infatti una figura che ricerca e studia ciò che non viene colto da sguardi lontani e superficiali e che rivela la sua natura nascosta, folle e bizzarra solo se osservato nel dettaglio. Le formiche, superficialmente, appaiono come innocui punti neri con le zampe; solo da vicino rivelano occhi enormi e tetri, mandibole mostruose, corazze ricoperte di peli: una natura brutale e aliena, ma anche complessa e non meno sofisticata della nostra. Questa visione è espressa anche nel motto di Franco Basaglia “Da vicino nessuno è normale”: se osservati con una lente di ingrandimento, anche le persone rivelano una parte folle e bizzarra. I personaggi de Il Mirmecologo sono proprio come le formiche: anomali e grotteschi, da vicino non sono normali. Ognuno è rinchiuso nel proprio microscopico mondo, che rivela le sue oscurità solo se messo a nudo. Nel contesto horror e grottesco, i serial killer impacciati si confrontano con esilaranti incomprensioni su diete vegetariane e nastri adesivi troppo appiccicosi, in cui il carattere grottesco dei film splatter si confonde con quello degli insetti immaginati dal protagonista mirmecologo e con quello dell’industria degli hamburger disprezzata dal suo carnefice vegetariano. In uno spaccato di realtà deliranti e ipocrite, personaggi nevrotici si confrontano con microcosmi opposti ai loro, restituendo una riscoperta degli individui stessi: da vicino nessuno è normale.
Ajad Noor