Note di regia di "Labirinti"
Per "
Labirinti" la mia intenzione era quella di partire dal vero e creare filmando qualcosa di nuovo. Ho deciso di posizionare il racconto a metà tra realtà e finzione, mantenendo questo approccio in tutti gli aspetti del film. Per questo, ho scelto di lavorare su un doppio registro: da una parte una messa in scena ultrarealistica, che vuole quasi far dimenticare al pubblico che si trova davanti ad un film, conservando la naturale incertezza della realtà; dall’altra, un impianto più disegnato ed estetico, nella rappresentazione dei sogni di Francesco.
Così ho cercato di non alterare le ambientazioni, di girare macchina a mano, di dirigere gli attori unendo le loro esperienze a quelle dei loro personaggi, creando insieme a loro scene e dialoghi; e parallelamente, per i momenti onirici, ho optato per l’uso di soggettive, inquadrature più stabili, un sonoro immersivo unito al voice over del protagonista. Volevo far convivere queste due strade, dando al film unità e coerenza narrativa, ma creando una evidente distanza stilistica. L’intento era amplificare la differenza tra i due mondi e le due visioni della realtà.
Il racconto è scandito dalla festa patronale che si svolge nel paese ogni anno a fine agosto. Con questa scelta volevo mettere in evidenza la noia che regna in questa piccola comunità, che attende quel periodo dell’anno per riunirsi, festeggiare insieme e anche mettersi in mostra. Nel film rappresento questa vuotezza, questa noia dei ragazzi, che nelle restanti giornate dell’anno cercano di occupare il tempo in qualche modo: Francesco studia, pensa a se stesso, sogna; Mimmo fa lavoretti e comincia a fare bravate. Con questo però non volevo mettere moralisticamente in contrasto i due personaggi, non c’è un buono e un cattivo, giusto e sbagliato: sono solo due amici che crescono insieme, molto uniti, e poi per interessi e vocazioni diverse si allontanano, fino a odiarsi.
Ovviamente, nel film, un ruolo importante lo occupa anche la Calabria, che ho voluto raccontare e rappresentare evitando i luoghi comuni e cercando di distanziarmi dall’immagine che solitamente le viene data sullo schermo. Infatti, qui non parliamo di criminalità, ma di voglia di rinascita e di riscatto attraverso la cultura. Si parla del coraggio
di seguire la propria strada e soprattutto di farlo nonostante le opinioni della piccola società che ci circonda. Quel coraggio che è necessario per non rimanere intrappolati nei dettami altrui che ci inquinano la mente. Per uscire dai ‘Labirinti’.
Giulio Donato