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VENEZIA 81 - "Bosco Grande": storia di un uomo fragile


VENEZIA 81 -
Sergione /sergio Spatola, il protagonista del documentario "Bosco Grande" di Giuseppe Schillaci è un tatuatore cinquantenne di 260 Kg, che dopo aver vissuto tutta la vita a Palermo, nel quartiere popolare di Bosco Grande, cade in un profondo disagio psichico che lo porta a diventare obeso. Punk leggendario della città, in rivolta contro la cultura stantia e mafiosa degli anni Ottanta, ora Sergio passa le sue giornate seduto davanti al suo fondo abusivo, dove svolge lavoretti di fotocopisteria e di piccoli servizi alle persone del quartiere. Ogni volta che il regista torna nella sua città natale da Parigi, lo va a trovare, per sentire i suoi aneddoti tragicomici e per ascoltare i sogni di una vita fuori dalla prigione che si è costruito, tra dipendenze alimentari, tantissimi bottiglie di Ceres e molta disperazione.

Schillaci si confronta con un ritratto biografico di un personaggio affascinante e complesso, lo segue con una piccola troupe nel suo destino di emarginazione e di auto distruzione, dona alla difficile esistenza di Sergione una luce ed una cura che commuovono ed affascinano. Il regista stesso entra nella narrazione, con le telefonate, i messaggi, l'affetto di un amico che cerca di aiutare una persona a cui vuole molto bene. Alcune scene del documentario rimangono dentro come coltellate, una su tutte; la pizza di Sergio che cade in terra, non mangiata, nel suo appartamento, dentro il quale ormai vive immobile in un letto, in attesa delle cure dell'ospedale. In un'altra parte del documentario, vediamo le vacche che pascolano in una luce serale e funerea, atmosfera che precede la sequenza successiva, nella quale poi si risolve tutta la tragica, durissima esistenza di Sergione.

Giuseppe Schillaci ci racconta con parole sue, il suo incontro col personaggio e la Sicilia del suo passato: "Fare un documentario su Sergio significa confrontarmi con la mia educazione siciliana, una cultura popolare ricca d’ironia, passione, umanità. La macchina da presa che rivolgo a Sergio, con amorevole complicità, svela la mia stessa identità, come in uno specchio, le ferite inferte da una certa mentalità violenta, mafiosa. Sergio è un eterno punk degli anni Ottanta che si dibatte contro un mondo drogato dal potere e dal denaro. Il suo corpo enorme, immobile è l’emblema della sua ribellione disperata a valori atavici, patriarcali" .

"Bosco Grande" rappresenta per il regista l’ultimo tassello di una riflessione sulla sua città d’origine, Palermo, iniziata con i romanzi e i documentari precedenti: "Apolitics Now - Tragi-commedia di una Campagna Elettorale" (2013) e "L’Ombra del Padrino" (2016).

04/09/2024, 22:30

Duccio Ricciardelli