Un giovane attraversa l’Europa in cerca di una nuova vita. Scene di vendemmia nel Sud della Francia. Ormai a Banyuls-sur-mer, le vigne non danno più i loro frutti per via della siccità. Poi vediamo un ragazzo ed una ragazza su un divano, si drogano, parlano di vita, di viaggi, di paure. La giovane donna è di Bruxelles, poi i due finiscono in un freddo grattacielo di Rotterdam, che sembra un palazzo uscito da un film di David Cronenberg. Quasi alla fine del film, come un angelo sterminatore, il ragazzo incontra un'altra ragazza ed entriamo nei meandri del noir oscuro.
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Desert Suite "è il nuovo film del regista indipendente
Fabrizio Ferraro, che avevamo già avuto il piacere di seguire in festival nazionali ed internazionali, con un cinema sempre originale e fuori dalle regole.
La prima parte della storia si svolge nel sud della Francia, con splendide immagini riprese durante la faticosissima vendemmia nei Pirenei. Uomini distrutti dalla stanchezza e vessati da un vento fortissimo corrono contro il tempo per portare a casa un misero raccolto. Qui sentiamo il Ferraro più vero e sincero, i personaggi immersi nella natura sembrano usciti da un film di Tarkovskij, degli "stalkers" silenziosi e cupi, in mezzo a campi di miseria e precariato. Poi arriva il salotto dove il ragazzo e la ragazza parlano per ore.
Un cinema da camera, intimo, lento, sussurrato, quasi poetico. Ci sono poi gli esterni di un minimalismo assoluto e le notti di Bruxelles, a rendere ancora più intrigante il film. Finalmente un regista italiano che rischia su una location inedita e lontana dal nostro rassicurante Bel Paese delle commediole, dell'istrionismo e del bieco provincialismo culturale.
Fabrizio Ferraro punta su un linguaggio oscuro, stratificato, pieno di citazioni e di rimandi cinefili. La sua opera non scende mai a compromessi, sperimenta e va decisamente verso il cinema off, senza comunque affogare nella noia intellettualistica del cinema d'autore
de notre pays.
03/09/2024, 22:30
Duccio Ricciardelli