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Che gusto c’è a giocare sempre contro sé stessi? - Che si vince sempre!”. Sta lì, davanti a una scacchiera con i pezzi mossi da una sola mano, la differenza tra il modo di guardare alla vita da parte di Stefano, e di Giulio. Entrambi sono ufficiali. Entrambi sono medici. Entrambi, in cuor loro, amano persino la stessa donna. Ma mentre il primo è consapevole che la battaglia contro qualcun altro porta sempre a una sconfitta, il secondo la vede come qualcosa di inevitabile, da cui non si può tirarsi indietro.
A due anni di distanza da “Il signore delle formiche”,
Gianni Amelio torna in Concorso alla Mostra del Cinema di Venezia con “
Campo di battaglia”, liberamente ispirato al libro “La sfida” di Carlo Patriarca, e ambientato sul finire della Grande Guerra.
Confermandosi ancora una volta maestro di un cinema umano, capace di raccontare qualcosa di universale ed intimo allo stesso tempo, Amelio mostra l’orrore della Guerra dall’interno delle mura di un ospedale militare, approdo temporaneo per soldati costretti a tornare in prima linea ai primi segni di miglioramento. Ma lì, nel mezzo di quell’inferno dei viventi, ogni notte Stefano volta le spalle all’amico di sempre, all’Esercito e alla Patria, contravvenendo a quelle regole brutali, e cercando di salvare vite umane da morte certa.
Il regista sceglie di guidare lo spettatore attraverso sale di ospedale e oscuri lazzaretti mediante l’utilizzo di piani-sequenza che rivelano umanità sofferte e sofferenti, costrette da un potere alto e indiscutibile che li obbliga a partire giovani ma non si cura del loro ritorno. In guerra non c’è famiglia, non c’è amicizia, non c’è amore. E ciò non vale solo per i soldati, ma anche per chi è chiamato a prendersene cura. Ma se le posizioni dei due medici restano moralmente distanti, a camminare su un filo, in equilibrio fra l’una e l’altra è l’infermiera Anna, amata amica e collega, divisa tra il fare la cosa corretta o quella giusta.
Con una recitazione giocata sulla sottrazione, sul sottovoce, su lunghi silenzi, Alessandro Borghi, Gabriel Montesi e Federica Rosellini, sono protagonisti di un ritrovato triangolo affettivo che esplode nel momento storico peggiore, quello che non da spazio all’emozione, ma esige rigore.
Un rigore che può spingersi a diventare fredda follia, quando l’uomo uccide un suo fratello con il solo scopo di spaventarne tanti altri, lanciando un messaggio forte e chiaro: a decidere chi deve sopravvivere alla Guerra può essere solo la Guerra stessa.
Così, pur raccontando una storia di oltre un secolo fa, ciò che “Campo di battaglia” mostra in modo convincente, risuona spaventosamente attuale, ricordandoci ancora una volta che nella notte più buia, la differenza la fanno le persone e le loro libere scelte.
31/08/2024, 20:45
Antonio Capellupo