Alessandro Cassigoli e Casey Kauffman presentano nella sezione Orizzonti alla della
81, Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia il loro film "
Vittoria". Li abbiamo intervistati.
Quando è nata l'idea del progetto, basata su una delle protagoniste del film precedente: già durante quel film o dopo?
AC - L'idea è nata mentre lavoravamo a "Californie", Marilena lì aveva un ruolo e ci siamo conosciuti. Lei è una parrucchiera, una non professionista del cinema, e in una pausa ci aveva raccontato la sua vera storia di adozione, avvenuta oltre otto anni fa.
Con Casey ci siamo guardati e ci siamo detti: qui forse c'è un film. Terminato "Californie" quindi siamo tornati da lei e dalla sua famiglia ed è iniziata la lavorazione.
Come avete lavorato con la protagonista e con gli altri per farli recitare loro stessi? Sono "veri" anche gli altri personaggi?
CK - Qui è tutta una messa in scena, la storia è vera ma avvenuta otto anni fa. La sceneggiatura che abbiamo scritto seguiva la loro realtà, ci siamo tenuti molto vicini ai loro racconti e ai loro stati d'animo. Questo nella fase di scrittura.
Poi abbiamo fatto tante prove e questa è stata una specie di seconda scrittura: non prove nel senso che dovevano imparare a memoria il testo, loro non la leggevano neanche, serviva solo a noi per dare indicazioni. Noi osservandoli potevamo fare le modifiche che servivano. Il dialetto in questo senso aiutava a mantenere la realtà, le frasi esatte noi non le sapevamo quindi dovevano farlo a modo loro.
Solo due persone sono venute da un casting: la bimba che fa il ruolo di Vittoria (che è alla prima esperienza nel cinema) e una mamma adottiva che Marilena incontra in una fabbrica. Gli altri sono tutti veri.
Quale valore aggiunto trovate, rispetto a "classici" documentari, in questa creazione di una "finzione reale"?
AC - Il vantaggio rispetto ai documentari per noi è che là a volte è difficile lavorare liberamente su una sceneggiatura, inventare qualcosa che poi vada al servizio della storia. Nella finzione, per quanto per noi resti sempre tutto molto attaccato alla realtà, c'è più libertà nell'unire diverse storie in una, nel muoversi come serve, nell'inventarsi una certa svolta narrativa.
Da "Butterfly" è nato "Californie", da quello è nato "Vittoria": state costruendo una sorta di "mondo alternativo" con il vostro cinema. Dobbiamo immaginarci quale dei personaggi che abbiamo conosciuto in questo film sarà protagonista del vostro prossimo lavoro o pensate di aver esaurito questo tipo di percorso?
CK - No! Non stiamo costruendo il prossimo film su un personaggio incontrato girando "Vittoria", devo dire che a guardarci indietro ora pare che abbiamo fatto una trilogia di Torre Annunziata, sembra fatto apposta ma giuro che non è così. Quando conosci tanto un posto e la gente che lo abita, capita di trovare persone interessanti con storie incredibili da raccontare, tutto qui.
Nel decidere di fare un film ci sono tantissimi fattori, anche quello logistico e pratico: ci siamo trovati bene là, è senza l'"inquinamento" del cinema strutturato, la gente ti dà il benvenuto anche se sei straniero come eravamo noi.
Ci piaceva quello che trovavamo e siamo andati avanti, ma devo ammettere che il prossimo film nasce da una storia che abbiamo sentito quando eravamo a Torre... ma solo il seme, il grosso della storia si svolgerà altrove!
03/09/2024, 08:45
Carlo Griseri