VENEZIA 81 - Manzato: "Da Locarno a Venezia, in un mese"
Un mese, due grandi festival:
Francesco Manzato dopo aver portato "
Dream Now Revolution Tomorrow" a Locarno, in questi giorni è al Lido dove presenterà nella sezione SIC@SIC alla Settimana della critica il suo ultimo cortometraggio, "
Nero Argento".
Un risultato notevole, pochi autori hanno avuto questi riconoscimenti in così pochi giorni: che effetto fa?
Un effetto bello, anche perché io non ho mai fatto scuole di cinema, sono stato respinto ad esempio due volte dal Centro Sperimentale di Cinematografia, e ho fatto fin qui un percorso coerente, fatto di cinema politicamente impegnato, di corti, di documentari, di lavoro sul territorio (Milano, Monza e zone limitrofe), di crescita attraverso la visione di tanti film e di tanto dialogo all'interno della mia comunità, quella del collettivo Boccaccio di Monza.
Partiamo da "Dream Now Revolution Tomorrow", da Locarno.
A livello cronologico è l'ultimo che ho realizzato, frutto di una residenza proprio a Locarno in cui in sei - ero l'unico italiano - abbiamo avuto modo di lavorare con Alice Diop a un nostro progetto. C'erano alcune regole fisse: girare in uno stesso albergo (l'ultima location che avrei mai scelto io, che non amo stare né girare in interni) e usare due soli attori, ad esempio.
Dopo un paio di giorni di sopralluoghi e riflessioni, abbiamo avuto un giorno per girare: ho pensato a questa storia di lavoro logorante, ispirato anche da una scritta allucinante sullo stare al servizio del cliente che si vede nel corto e che è veramente nella sala lavanderia di quell'hotel.
Ho immaginato una sorta di "angelo" che permettesse a quella lavoratrice di essere invisibile, fermare il tempo e liberarsi almeno un po' dei ritmi devastanti di quel posto.
Ho scelto - amo cambiare spesso stile ad ogni lavoro, pensando a quello migliore per la storia - a inquadrature molto statiche, salvo poi a un certo punto togliere bruscamente la camera dal cavalletto: il mondo non è lì fermo a farsi inquadrare, è molto altro e molto più grande.
Ora sei qui al Lido con "Nero Argento".
Sono orgoglioso di essere qui con questo progetto, prodotto da me insieme a Eclettica e Polittico e in cui ho lavorato con un bel pezzo del collettivo, una comunità in cui vivo e che non viene mai raccontata nel modo giusto, dall'esterno. E' un momento complesso per le realtà come la nostra, soprattutto a livello politico, e sarò felicissimo di vedere i miei colleghi e i miei quattro protagonisti - tutti parte come me di quella realtà - qui alla Mostra di Venezia a ricevere il risultato del nostro lavoro in un posto così.
L'ho girato un anno fa circa: la scelta era tra raccontare il mondo del writing, da cui provengo, o come si fanno i film o come si fa davvero il writing. Ho scelto il secondo modo, per me l'unico possibile per essere sinceri: ma così abbiamo dovuto anche girare in autonomia, muovendoci a nostro rischio.
Così fanno i writers, non avrebbe avuto senso altrimenti: e i miei attori, che attori non sono, non avrebbero mai preso parte al corto se non lo avessi girato così. La società non li vuole, quelli come noi, e la minaccia invisibile che uno dei quattro sente e verso cui cercheranno di difendersi tutti insieme, è minacciosa.
Mi piaceva anche mostrare la periferia per come la vivo, in cui la gente non è l'una contro l'altra ma una accanto all'altra. Ho girato in modo molto libero.
Dopo due risultati così importanti in così poco tempo, c'è voglia di altro?
Ho un lungo a cui sto lavorando, certo, ma non smetterò di fare corti - non smetterò mai, ti lasciano una libertà unica - né di fare i documentari di impegno civile e politico che faccio da sempre. Lavoro sul mio territorio, cercando di valorizzarlo e dargli una voce, oltre che formare in qualche modo delle professionalità: preferisco avere con me nella troupe persone meno preparate ma che capiscono quel che voglio dire e sentono come me l'esigenza di raccontarlo, piuttosto che un o una professionista cui bisognerebbe spiegarlo.
Ho un copione importante per me in questo periodo storico, sento l'esigenza di raccontare proprio questo momento di crisi "imposta" delle comunità come la mia, in modo metaforico certo ma che risulterebbe evidente: vediamo quel che riusciremo a fare, un lungo ha altre regole (devi venderlo, in ogni caso) e quindi mi muovo con la giusta attenzione.
Ma di certo voglio continuare a fare cinema, a modo mio, il più sinceramente possibile.
01/09/2024, 08:00
Carlo Griseri