Antonietta De Lillo è alle Giornate degli Autori della Mostra di Venezia per presentare "
L'occhio della gallina", in cui racconta le difficoltà (anche legali) seguite alla prima, proprio a Venezia, del suo film "Il resto di niente", oltre a tutte le vicissitudini di cui è stata protagonista in questo periodo senza mai riuscire a lavorare al successivo "Morta di soap".
Come mai ora ha deciso di raccontare questa storia?
Ho deciso di raccontarla ora perché penso sia di interesse pubblico, anche al di là del cinema, molte persone anche in altri campi subiscono in qualche modo l'arroganza di un potere di sistema, che non va più taciuto.
Penso che la mia storia sia esemplare nel senso peggiore della parola, non è un caso di malagiustizia ma di buona giustizia che per tre volte è stata disattesa: ho grande rispetto delle istituzioni pubbliche, per me sono da rispettare, ma in questo caso le cose sono andate diversamente, mi sono trovata improvvisamente in un mondo capovolto.
"Il resto di niente" era un film che volevano gli esercenti e che non si poteva vedere, e ha avuto tutte le difficoltà che racconto qui.
Nel documentario vediamo bene cosa è successo in questi anni per impedirle di fare un nuovo film.
Mi è stato reso davvero impossibile, ci ho provato in tutti i modi. Spero che la gente vorrà vedere questo documentario, noi vogliamo portarlo in giro il più possibile. E' dedicato a tutti quelli che hanno subìto in silenzio, io ho la fortuna di poterlo trasformare in un film.
Il film è costruito anche come una sorta di work in progress, con cavi e dietro le quinte inquadrati... è una metafora di questa lavorazione infinita a un film che non riesce a partire?
E' anche l'idea di chiudere me stessa, che purtroppo sono la protagonista di questa storia, in un teatro di posa molto particolare che è anche un posto chiuso senza finestre, uno sgabuzzino in cui sono stata messa...
Si alternano il campo di chi mi racconta e il controcampo, che è più importante ancora, che svela la magia del cinema, in cui ho anche messo i repertori di vario tipo che costituiscono il progetto.
Il cinema è uno strumento importante da un punto di vista culturale, c'è bisogno di cambiare il nostro sguardo: per assurdo, facendo un autoritratto ho finito per guardare a 360 gradi intorno a noi.
Come pensa sarà accettato dal sistema?
Sono un'indomita ottimista, paradossalmente. E' importante essere qui al Lido dove fu presentato "Il resto di niente", ringrazio davvero le Giornate e Centoautori per questa opportunità: sono fiduciosa che forse un cambiamento, un miglioramento della situazione possa avvenire.
Una parte del mondo del cinema mi ha sostenuto e voluto bene in questi anni, altri sono stati più distratti: c'è nel nostro mondo una cultura di concentrazione su se stessi che ci fa male, soprattutto in questo periodo in cui le modifiche alla legge Franceschini vanno in un trend che colpisce tutti, in cui ci sono pochi eletti e tutti gli altri che restano fuori.
"Morta di soap" quindi è a una svolta?
Speriamo di vederlo presto, che si risolva col dialogo tutto quanto: io ci voglio credere.
01/09/2024, 15:06
Carlo Griseri