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VENEZIA 81 - "Diva Futura è un caleidoscopio di voci"


Giulia Steigerwalt e il suo cast hanno presentato il film, selezionato a Venezia nel concorso internazionale.


VENEZIA 81 -
Da "Supersex" a "Diva Futura", il 2024 per il cinema italiano è l'anno della riscoperta dell'epopea pornografica che divi e dive come Rocco Siffredi (nel primo caso), Moana Pozzi, Cicciolina ed Eva Henger (nel secondo, sotto la guida di Riccardo Schicchi) hanno saputo creare. L'opera di Giulia Steigerwalt è stata presentata a Venezia 81, quarto film italiano del concorso internazionale.

Questo è un film corale con molti punti di vista.

Giulia Steigerwalt - GS: Sì, quando ho iniziato a lavorarci sono stata investita da questo caleidoscopio di voci e punti di vista su questa storia, per questo non ho scelto un solo narratore ma volevo empatizzare con ognuno dei personaggi per portare anche il loro sguardo nel film, per lasciar scoprire allo spettatore la "giostra" che rappresentavano. La complessità la trovavo un'estrema ricchezza e l'ho sposata anche nella regia, spontaneamente.
Ho cercato di portare nel film anche la grande contraddizione della nostra società, mostrando prima il successo dell'agenzia anche nel mondo dello spettacolo mainstream e poi la discesa, quando si sono trovati di fronte ai limiti loro imposti.

Barbara Ronchi - BR: A me piace molto che il mio personaggio, Debora, arrivi a un certo punto del film, Diva Futura non inizia con lei ed è giusto che arrivi dopo, con il suo sogno di fare la giornalista ma che deve pagare il mutuo e finisce lì dentro, anche con qualche pregiudizio.
Il suo è un po' lo sguardo del pubblico, che subito da esterna si innamora dell'umanità di questo mondo. La vera Debora Attanasio, che ho conosciuto ed è stata importante per il film e non solo per il suo libro, parla ancora oggi di Schicchi come se non fosse mai morto, per lei è stato una specie di mentore. Diva Futura era un'agenzia fondata sul grandissimo rispetto per queste donne.

Pietro Castellitto - PC: Già in fase di lettura, dalla sceneggiatura si percepiva che nessun personaggio serviva solo per una tesi ma che c'era la pluralità dei punti di vista: tutti hanno una incredibile dignità e per ciò la storia non è mai retorica e moralista.
Non ho conosciuto il mondo di Schicchi, ma credo che quell'epoca fosse incentrata sulla sua visione. Aveva uno sguardo liquido, sereno ma anche affaticato, di un uomo che si fa tante domande. Oggi invece l'unica domanda che la pornografia fa è "quanti anni hai", basta mentire e puoi accedere, io lo faccio da quando ho 12 anni.

Il film mescola commedia e dramma.

GS: A me piace unire commedia e dramma, insieme si potenziano molto e possono dare una lettura più complessa alle storie. C'erano momenti esilaranti, anche in episodi che non sono riuscita a mettere: non ho mai avuto paura di essere presa poco sul serio per l'uso dell'ironia, è il linguaggio che mi viene più spontaneo usare.
Non ho neanche mai pensato a farne una serie, mi piaceva che fosse un film, anche se ho dovuto tagliare molte pagine della sceneggiatura iniziale che era forse di 180 pagine, se ricordo bene.

Quali dei personaggi veri citati nel film ha collaborato?

GS: Le persone con cui abbiamo ormai anche un grande rapporto di amicizia sono Debora Attanasio ed Eva Henger, ma ho raccolto anche testimonianze del marito di Moana e dell'attuale marito di Eva, mentre con Cicciolina non sono riuscita a mettermi in contatto. Scrivere un film su personaggi reali pensavo potesse portarmi dei limiti ma sono stati tutti estremamente onesti con la loro storia, non c'è nulla di inventato da me nel film.

Come avete lavorato con la regista e tra di voi?

BR: Trovo le sceneggiature di Giulia sempre perfette, lei poi vuole che proviamo e le modifichiamo ma io ho sempre grande difficoltà a proporre... non servono modifiche!
Per me in questo caso era molto importante creare il giusto rapporto con Pietro, avendo con lui quasi tutte le scene, ero molto curiosa di capire come sarebbe stato. Certe cose o accadono o non accadono, e da subito ho sentito che ci capivamo.

PC: Anche io da subito ho avuto la sensazione di conoscere già Barbara, abbiamo un'ironia simile ma anche un senso del dolore simile, e questo ti aiuta. Non conoscevo neanche Giulia, ma avevo amato moltissimo "Settembre": sa quello che le piace e lo raggiunge in maniera dritta, non ha retropensieri, tutto quel che dice e fa è per il bene del film e del personaggio, così un attore si sente protetto e ha anche il coraggio di sbagliare. E' poi una delle poche registe donne che fanno un cinema potente, per come la narrazione viene strutturata ed espressa.

Come avete lavorato sulla musica?

GS: Adoro la musica nei film, quando può far parte della narrazione senza renderla retorico non sono mai contraria. Con Michele Braga abbiamo ragionato su che voce dare al film, per la musica di repertorio si è deciso di seguire l'epoca per portare naturalmente il pubblico direttamente indietro a quei tempi, per quella originale lui mi ha proposto il jazz, per la confusione che c'era nell'agenzia, una disarmonia che diventava armonia nel complesso a quel loro spirito sgangherato: abbiamo provato e mi sono convinta subito.

04/09/2024, 16:03

Carlo Griseri