Isabella Mari ha presentato alla Festa del Cinema di Roma il suo documentario "
Si dice di me", in cui racconta i laboratori teatrali nei quartieri complessi di Napoli di Marina Rippa.
Isabella, l'incontro con il lavoro di Marina Rippa è stato "quasi casuale", corretto?
Vero, nel gennaio del 2020 ho varcato per la prima volta la soglia dello Spazio Comunale “Piazza Forcella”, quasi per caso. Marina cercava una donna che potesse occuparsi della documentazione di un suo nuovo progetto in arrivo. Chiese ad Antonella Di Nocera se conoscesse qualcuna e lei propose me: vai e vedi se trovi qualcosa che ti interessa, mi disse...
Arrivo, entro e mi trovo in questo mondo solo femminile (ho capito lì perché chiedesse espressamente una donna, perché così le partecipanti si sentissero pienamente a loro agio), da subito hanno iniziato a raccontarmi le loro esperienze. E' stato molto forte, c'è stato da piangere, da ridere e anche da piangere dal ridere!
Le è stato chiesto solo di testimoniare quanto avveniva o avete costruito insieme il progetto?
Sono partita con la testimonianza, con l'osservazione da parte mia di quanto stava avvenendo. Anche per entrare nel modo migliore in quel mondo: vero è che si sono aperte da subito con me ma erano tante, più di venti all'epoca, ed erano da almeno quindici anni lì... è stato lungo entrare nelle loro relazioni. Poi quando stavo iniziando a farlo il Covid ha arrestato tutto, è servita quindi una lunga gestazione anche per ricostruire quello che succedeva in base alla contingenza. Quello spettacolo non si è fatto ed è rimasto in sospeso, ma per fortuna grazie al lavoro sul film loro sono diventate dei personaggi, i caratteri sono venuti fuori in questa maniera.
C'è poi stato un altro spettacolo, "Antenate", che si è svolto ed è nella seconda parte del film.
Importante anche il lavoro di montaggio.
Sì, col montaggio abbiamo raccontato parte dello spettacolo e ricostruito una serie di cose che mi facevano conoscere bene i personaggi. In corso d'opera abbiamo anche ricostruito la fatica del fare e del non riuscire: c'è la fatica del rialzarsi sempre, nonostante tutto. Da oltre 30 anni Marina insegna questa cosa, in ogni contesto.
Dopo "30 Anni di Cinema a Ponticelli", per lei un altro lavoro sul territorio che si racconta attraverso l'arte...
Vero, mi avvicino anche senza cercarle a queste cose... Non è sempre un'idea mia farlo, ma è sicuramente la mia volontà quella di "restarci" in queste cose, sempre con uno sguardo al passato, un lavoro sull'archivio che c'è in entrambi i lavori e ci sarà anche nel prossimo... credo che in questo periodo il mio percorso sia questo.
21/10/2024, 15:00
Carlo Griseri