TORINO FILM FESTIVAL 42 - Beart: "Il cinema mi ha salvato"
Ospite come regista del potente e autobiografico documentario sull'incesto, "Un silence si bruyant",
Emmanuelle Beart ha portato la sua esperienza e la sua forza al
Torino Film Festival 42.
"Ho voluto fare questo documentario sull'incesto perché l'ho vissuto e da anni desideravo prendere questo mio vissuto così doloroso e farne qualcosa. Per me è importante dire che è possibile cambiare nella vita: se sono riuscita col mio lavoro a salvarmi la vita, lo dovevo dire agli altri, allora prendo la parola e dico quello che non è facile. Anche voi dovete osare, il linguaggio e la possibilità di dire quello che ci è successo è la prima cosa. Ci stiamo battendo molto su questo tema per fare prevenzione, sono sempre contenta di accompagnare questo film in tutto il mondo".
In gioventù ha lavorato anche nel cinema italiano, ne "Il viaggio di Capitan Fracassa" di Ettore Scola.
"Sì, ed è stata un'esperienza infernale! Ettore trascorreva tutto il suo tempo a fare riunioni del Partito Comunista, ho capito solo molti anni dopo che forse sarebbe stato meglio andarci con lui... Poi si chiudeva in delle stanze a Cinecittà e noi stavamo lì con costumi da 4 tonnellate addosso, a fare niente, aveva gli amici che passavano, andava a prendersi un caffè... doveva durare due mesi e invece sono diventati sei, non ne potevo più. Ho bruciato quell'occasione, ero troppo giovane e insofferente a quella modialità lavorativa".
Fare cinema dopo i 40 anni è difficile per una donna?
"Forse è un po' presto come età, dai 50 in su però sì. Ogni carriera ha le sue tappe ma per le donne è più difficile, non solo nel cinema. Personalmente non ho mai ascoltato il desiderio degli altri, ho sempre seguito il mio: preferisco il teatro, che non ha età né limite, è magnifico recitare in teatro. E poi adesso amo trattare le tematiche che mi interessano da dietro la macchina da presa. Sto scrivendo anche un mio film da regista: scrivevo anche stamattina, appena finito questo incontro riprenderò a scrivere".
E di "Un Cuore in inverno" che ricordi ha?
"Splendidi, lavorare con Claude Sautet, uno dei più grandi con cui ho lavorato, è stato incredibile. Aveva la capacità di filmarmi esattamente per quello che sono come essere umano, senza chiedermi di essere quello che non sono, aveva la capacità di cogliere la mia essenza più profonda. Non amo rivedere i miei film ma questo l'ho rivisto: Claude mi manca tantissimo. Mio marito ha visto tutti i miei film, lo obbligo, e mi ha confidato che l'unico in cui mi riconosce è quello".
Lei è femminista?
"Certo. Provengo dal movimento femminista, come mia mamma e mia nonna, che mi hanno insegnato a fumare e tenere i capelli corti, il movimento femminista è stato ed è fondamentale. Si celebra domani la Giornata contro la violenza sulle donne ma è tempo di riflettere su questi temi e avanzare, le donne non hanno gli stessi diritti degli uomini, hanno scarso accesso alle posizioni di potere: bisogna fare in modo che l'uguaglianza diventi sempre più realtà".
24/11/2024, 19:47
Carlo Griseri