Note di regia di "Akrasia"
Greensboro un tempo era culturalmente significativa, grazie al boom dell’industria tessile, il Ku Klux Klan, e i sit-in del movimento per i diritti civili degli afroamericani negli anni 60’. Adesso, invece, è un anonimo deserto suburbano tappezzato da centri commerciali, garage all’aperto e case col giardino e la bandiera al vento. Non sempre quella a stelle e strisce però. La tensione sociale e l’odio reciproco non sono mai spariti.
Fabio è estraneo a queste dinamiche: non zittiscono le urla dentro la sua testa, quindi per lui non esistono. La sua esistenza è una disperata continua ricerca di quiete interna, che trova solo nel vizio e nell’autocommiserazione. Ma è una finta pace, che lo spinge soltanto più giù verso il baratro e che apre la porta alla violenta realtà del mondo esterno da cui si è sempre alienato.
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Akrasia" non ha dialoghi o voiceover. Siamo ostaggi della psiche di Fabio, intrappolati con lui nel circolo vizioso che si è cucito addosso. La dimensione audio è riempita dalle manifestazioni sonore del suo stato d’animo, un pot-pourri di urla, pensieri intrusivi e silenzi fugaci - accompagnati da una colonna sonora minimalista con orchestra.
Rafael Fiano