Note di regia de "Las Leonas - La Coppa del Mondo"
Abbiamo voluto raccontare le storie di alcune donne straniere accomunate dalla passione per il calcio. Perché quando le vediamo giocare sul campo accade qualcosa di speciale. È come se per magia volassero dietro la palla. Il campo da calcio si trasforma così in un momento di riscatto sociale e rappresenta il raggiungimento di un desiderio che non trova spazio nella vita fuori dal rettangolo di gioco. Abbiamo voluto raccontare la sensazione di libertà e di gioia che queste donne ci trasmettono.
Ogni protagonista ha un colore e un tono proprio. Chi ha storie più drammatiche, chi più divertenti, chi più romantiche, in modo da creare un coro di voci eterogenee e varie, tale da rendere il racconto una drammaturgia densa di conflitti da risolvere, di tensioni, di crisi, di colpi di scena, insomma di elementi comici, commoventi e tragici al tempo stesso.
A fare da fil rouge al racconto c’è naturalmente, come sempre, il calcio, la competizione e la posta in gioco.
Ci interessava raccontare il contrasto tra la quotidianità, la difficoltà di vivere in un paese straniero e la gioia, il divertimento, l’adrenalina, che si creano sul campo da calcio. Il racconto del campionato della Coppa del Mondo (le liti negli spogliatoi, la gioia di vincere, la competizione tra le squadre) s’intreccia con le storie personali di ciascuna delle nostre protagoniste.
Ogni squadra che rappresenta un paese diverso ha almeno una protagonista che raccontiamo in modo approfondito.
Sono loro a parlarci del lavoro che svolgono, dello sguardo sulla città in cui vivono, della loro vita, dei loro sogni. Utilizziamo le loro voci come voci narranti per raccontare le realtà più intime, il loro mondo interiore. Alcune delle nostre protagoniste svolgono lavori come domestiche, badanti, baby sitter (com’è spesso il caso delle giocatrici delle squadre del Brasile, dell’Ecuador, del Perù, di Capoverde, della Colombia, del Paraguay). Le abbiamo riprese durante le ore di lavoro nelle case in cui svolgono servizio e, in questo caso, la messa in scena è posata, le inquadrature fisse, come a raccontare una finestra sul loro mondo. Abbiamo utilizzato inquadrature più ravvicinate, primi piani, piani dettagliati per ravvicinare le distanze. Ci siamo soffermate sui silenzi, sulla ripetizione dei gesti, sulla solitudine del lavoro, in contrasto con il ritmo movimentato, veloce, pieno di vita, di musica che anima, invece, la realtà del campionato. Sul campo da calcio quello che ci interessava catturare è la tensione tra le giocatrici, l’emozione, la reazione del pubblico, il caos negli spogliatoi. Lo stile di regia è vicino al cinema-verità, la macchina a mano, sempre in allerta a cogliere ciò che succede intorno.
Invece, per quanto riguarda le squadre formate soprattutto da studentesse, com’è il caso dell’Iran, o da professioniste, com’è il caso dell’Argentina e in parte dell’Italia, è stato interessante mettere in luce il contrasto tra i diversi lavori e le diverse provenienze sociali. La bellezza sta proprio nella condivisione e nel dialogo che si crea grazie alla passione comune a tutte le giocatrici: il calcio. Ecco che le differenze sociali si annullano!
La cosa centrale e fondamentale del racconto è dare spazio e luce alle nostre donne. Quindi le dieci squadre che abbiamo selezionato sono da considerarsi un materiale a cui attingere, per poi scegliere di raccontare in modo approfondito e ravvicinato solo alcune delle giocatrici che ne fanno parte; quelle che, naturalmente, abbiamo ritenuto più interessanti, con storie di vita più coinvolgenti. Così nell’economia del racconto ciascuno ha trovato uno spazio e una dimensione adeguata.
Abbiamo preferito una luce naturale. Un aspetto importante è rappresentato dalla musica, che varia da paese in paese e che diventa un trait d’union tra le diverse protagoniste e, al tempo stesso, racconta l’identità della loro cultura. La musica ci fa viaggiare per il mondo. Ci sono, inoltre, momenti in cui le ragazze parlano la loro lingua (quando sono tra di loro, quando parlano al telefono o in videochiamata con i propri familiari) e momenti in cui parlano in italiano. Sono le nostre protagoniste a raccontare direttamente la realtà, attraverso il loro punto di vista, a dirci che cosa significa emigrare in un altro paese, quali sono i desideri, le aspettative, le delusioni, le gioie che albergano nella loro vita; che cosa significa per loro il calcio; come vivono il proprio lavoro ecc. ecc. A fare da collante tra una storia e l’altra c’è il campionato della Coppa del Mondo, le partite di calcio, la passione sportiva, la competizione, la grinta che si scatena correndo dietro alla palla, perché sul campo tutte vogliono vincere, tutte sentono di valere qualcosa. Quello che a noi interessa è valorizzare la forza che ognuna di queste donne tira fuori nella propria vita come accade anche, in un certo senso, correndo dietro la palla. Ecco che il campo di calcio si trasforma in una metafora delle loro esistenze.
Isabel Achaval, Chiara Bondì