NAPOLI - NEW YORK - Una fiaba dall'Italia al "sogno americano"
Due bambini in fuga (casuale?) dalla Napoli del dopoguerra, dalla miseria e dalla disperata solitudine in cui la vita li ha posti: un soggetto firmato Federico Fellini e Tullio Pinelli, anno 1949, prima che il regista riminese diventasse "Fellini", più lineare e classico dei suoi grandi futuri capolavori.
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Napoli-New York" prende vita 75 anni dopo grazie al coraggio di
Gabriele Salvatores, che accetta la sfida facendo suoi quei personaggi, coinvolti dalla scrittura in alcuni temi tipici del percorso (il viaggio, ovviamente, su tutti): Celestina e Carmine (
Dea Lanzaro e Antonio Guerra, entrambi molto in parte, soprattutto lei) si imbarcano verso New York, senza lasciare nulla alle loro spalle.
L'incontro-scontro con
Pierfrancesco Favino, che dovrebbe vigilare su eventuali clandestini imbarcati, farà partire tutte le vicende della seconda parte di film, che si allargheranno alla comunità italoamericana, al movimento per i diritti delle donne, all'ostracismo verso lo straniero (che non è novità di questi anni, purtroppo).
Restando sempre sul tono della favola, Salvatores affronta quindi anche temi forti lasciando però sempre sfumate, o fuori scena, le conseguenze peggiori dei fatti narrati (suicidi, omicidi, violenze). Gioca di contrasti, tra ricchi e poveri soprattutto, tra le scarpe rovinate e quelle colorate e nuove degli "americani", tra i bimbi biondi e sorridenti dei cartelloni e i due sporchi e miseri italiani.
Un prodotto "popolare", detto nella migliore accezione del termine, che cerca di accontentare ed emozionare piccoli e grandi, unendo le generazioni di fronte ai buoni sentimenti del suo racconto. E impreziosendo il tutto, come tradizione del suo autore, con ottime e precise scelte musicali (su tutte, le note di "
Pay me my Money down" come colonna sonora del riscatto proletario degli italiani di America).
06/12/2024, 12:21
Carlo Griseri