VALLE BISENZIO A PRATO, ACQUE, TESSUTI,
TEATRI - Il 29 dicembre su Rai 5
Il Bisenzio appare come un piccolo fiume che scende a valle da rilievi nemmeno troppo alti, eppure possiede una forza poderosa. L’ha espressa nei millenni scavando, lungo i fianchi delle montagne, i due versanti ripidi di una valle che oggi si mostra con un paesaggio del tutto singolare. Lo racconta il doc di Gianfranco Anzini “
Valle Bisenzio e Prato, acque, tessuti, teatri”, in onda domenica 29 dicembre 2024 alle 22.00 su Rai 5.
In questo angolo di Toscana c’è un fondovalle dove sembra che dal fiume abbiano preso vita frotte di costruzioni e dove generazioni di artigiani, operai, imprenditori hanno prodotto di tutto. Poi, a un certo punto, più o meno tutti hanno iniziato a produrre tessuti, rigenerando stracci. Risale alla metà dell’Ottocento La Briglia, il villaggio-fabbrica voluto dai Forti, una famiglia di origine ebrea che, prendendo spunto da alcuni modelli imprenditoriali del socialismo utopistico inglese, riadattarono un precedente complesso industriale per costruire un lanificio attorno a cui fecero edificare alloggi per gli operai, una piazza, una chiesa, botteghe e negozi, un ambulatorio medico, una centrale elettrica, un asilo scuola per i figli degli operai, e perfino un teatro. Negli anni ’60 l’epoca dei grandi lanifici finì. Tantissimi operai si trasformarono in artigiani, ognuno con il proprio telaio in casa o nel garage. Nel ’68, alcuni giovani della Briglia, si unirono per fare un teatro come si intendeva allora: un teatro politico, un teatro tra le persone, presente nella comunità.
Finita l’epoca dei telai in tutte le case, ancora oggi il tessile è ampiamente presente in Val Bisenzio. A Colle, infatti, c’è una grande e importante tintoria. E c’è anche l’antico Mulin de’ Fossi. La valle termina, e si apre il paesaggio della piana dove sorge Prato, la terza città dell’Italia centrale, dopo Roma e Firenze. Oggi le grandi fabbriche a ciclo completo si sono dissolte in una miriade di piccole e medie imprese, ognuna specializzata in una o due delle tante diverse lavorazioni concatenate tra loro, necessarie a produrre le stoffe.
Così è nato il distretto che oggi vede anche impegnati molti dei trentamila pratesi di origine cinese. A Prato l’intreccio tra trama e ordito sembra davvero recare due fili principali. Uno è il filo naturale delle acque del fiume, della loro forza e relativo sfruttamento. Nelle epoche a quello delle acque si è sempre intrecciato il filo umano della storia industriale, che ha convogliato in valle tante presenze, dedite ai commerci, alle tecniche, alle tecnologie.
Un terzo filo che si intreccia ai primi due è quello del teatro. Non sembra un caso che la città possieda diversi teatri, tra i quali spicca il Teatro Metastasio.
28/12/2024, 10:44