Note di regia di "Ada, il Trionfo del Tempo e del Disinganno"
È la storia di un uomo che lotta ad armi impari contro il nemico atavico di sempre: il tempo. Il trionfo del tempo e del disinganno trae spunto dal celebre oratorio di Georg Friedrich Händel del 1707 con particolare attenzione alla prima parte dedicata alla bellezza e ad un pensiero nemico di pace. È una storia di ostinazione umana, di un uomo al tramonto della sua vita. Una mente annebbiata dalla malattia ma ancora estremamente sensibile, intrappolata in un vecchio corpo che sta morendo. È un racconto incentrato sulla figura femminile e in generale sul concetto di bellezza. Ho deciso di mettere lo spettatore nella stessa prospettiva del personaggio: il suo punto di vista è lo stesso dello scrittore. Ho voluto spingere sul concetto della sospensione dell’incredulità cinematografica per consentire allo spettatore di immergersi totalmente nella narrazione. In quest’ottica Gabriele è Giovane, è bello e sicuro di se e resterà tale fino a quando Dora (la ragazza che lo circuisce) velerà ai suoi occhi e a quelli di chi guarda, il presente che lo scrittore realmente vive. Gabriele è vecchio e la malattia mentale che lo accompagna da anni velocemente lo consuma facendolo vivere in un limbo dove non è più capace di distinguere la finzione dalla realtà, il presente dal passato… persino gli specchi mentono in quella villa. Suo figlio si veste da maggiordomo prestandosi al gioco del padre. Vorrebbe regalare un finale dignitoso al genio letterario del vecchio scrittore cercando di mediare lucidamente tra realtà e finzione, consentendogli di ultimare il suo ultimo lavoro, ma il gioco si fa sempre più arduo, la cura medica non sempre funziona e l’imprevisto travolge tutto in un attimo.
La narrazione, il racconto e le parole sono vissute dallo scrittore come unico modo per scivolare sul tempo ed ingannarlo, ingannando se stesso. Scrivere lo ricongiunge ad Ada, scrivere è tutto quello che sa fare e finché ne sarà capace…il tempo non lo raggiungerà. Nella prima parte del racconto visivo sembrerà di trovarsi davanti ad un film in costume, le ambientazioni, la fotografia, i costumi e il modo di parlare dei personaggi richiama l’epoca di fine ‘800, soltanto dopo il trillo di uno smartphone capiremo che non siamo realmente in quel periodo. Tecnicamente la costruzione delle inquadrature e il carattere del montaggio rispecchiano uno stile classico di cinema fatto di lunghe carrellate, di sinuosi movimenti macchina che indagano su personaggi e stanze della villa svelandoci di volta in volta particolari ricchi di significato simbolico. La colonna sonora ha un carattere duplice. Da un lato una sonorizzazione composta dai suoni “concreti” dei numerosi oggetti che arredano la vita e la casa del protagonista e che ne scandiscono il tempo, presente, passato, futuro; questi “oggetti sonori” possono generare musica. Dall’altro, uno sguardo ad una musica storica “tonale” espansa con le moderne tecniche di rielaborazione del suono: attraverso una revisione elettroacustica dei temi e una decostruzione della forma classica. Ciò determina un’ambiguità stilistico/temporale particolarmente coerente all’incedere nebuloso della storia, atta a rimarcare la drammaticità della narrazione.
Dino Santoro04/01/2025, 12:23