Note di regia di "Broken Dreams"
Prima della tragedia, ho avuto l'opportunità di parlare di Luca Attanasio con un amico che aveva lavorato a stretto contatto con lui. Durante quella conversazione, il mio amico lo aveva descritto come un individuo straordinariamente capace e visionario, convintamente dedicato alla promozione della cooperazione e dello sviluppo in un contesto complesso come il Congo. Attanasio emergeva come una figura attenta alle esigenze dei più vulnerabili, in particolare dei bambini, e dotata di un senso di umanità fuori dal comune. Quando ho appreso la notizia del suo assassinio, mi è stato subito evidente che Attanasio, nella sua morte ingiusta, portava un profondo messaggio di coraggio e pace.
Abbiamo scelto di narrare la storia dell'ambasciatore attraverso gli occhi di sua moglie, Zakia, la quale ha accettato di accompagnarci per la prima volta nei luoghi che ha condiviso con il marito e le figlie, a Kinshasa e poi nel cuore del Congo Centrale. Nel documentario, il viaggio di Zakia è diventato così la sua indagine intima sulle motivazioni e i desideri del marito, e un modo per riconciliarsi con il mondo che lo ha ucciso, trasformando il dolore in comprensione e compassione.
Ci siamo immersi con lei in una realtà che non è solo composta dagli espatriati, la comunità diplomatica, ma soprattutto da un mondo abitato da individui che lottano quotidianamente per la sopravvivenza. Zakia osserva questo mondo con uno sguardo compassionevole. Ho cercato di dar voce alla sua forza morale, alla sua abilità nel relazionarsi con gli altri e alla sua empatia radicale. Nella realizzazione di un documentario è spesso richiesto di trovare equilibrio tra la ripresa della realtà e la giusta distanza dalle persone coinvolte. Non è mai facile, almeno non lo è per me, filmare qualcuno senza aver prima stabilito con lui o lei un certo grado di intimità; durante la produzione di "Broken Dream" ho trovato l'atto di filmare ancora più faticoso. Puntare la telecamera sugli imputati durante il processo per l’omicidio dell’ambasciatore, nel carcere militare di Kinshasa, mi ha costretto a confrontarmi con importanti questioni etiche, considerando che erano detenuti che rischiavano la pena di morte. Allo stesso modo, filmare la vedova di Luca, nel suo dolore, ha richiesto una sensibilità particolare nel trovare la giusta misura, rispetto e distanza.
La genesi di questo documentario affonda le sue radici nella consapevolezza che la tragica morte di Luca Attanasio rappresenta un simbolo significativo all'interno di un contesto più ampio, quello della storia recente della Repubblica Democratica del Congo. Attraverso il ritratto di Attanasio, ho voluto evidenziare come gli interessi internazionali nei confronti di coltan, cobalto e altri minerali preziosi di cui il Congo è ricchissimo, abbiano contribuito a generare in questo paese conflitti e violenze su larga scala. Con questo lavoro ho voluto mettere in risalto il tributo umano e le difficoltà affrontate da una nazione esposta alle complesse dinamiche di interessi economici e geopolitici. Credo che quella di Luca Attanasio sia una storia universale. Il suo desiderio di un mondo più giusto, che gli è costato la vita, chiedeva di essere raccontato e spero che questo film possa contribuire a rendere giustizia a coloro che vivono e lottano con coraggio, non solo nella Repubblica Democratica del Congo, ma in molte regioni sfortunate del nostro pianeta.
Jacopo De Bertoldi28/01/2025, 18:37