SEEYOUSOUND 11 - GUIDO HARARI: SGUARDI RANDAGI di Daniele Cini
Sguardi Randagi ripercorre la carriera di
Guido Harari, uno dei più importanti fotografi in ambito musicale degli ultimi decenni, seguendolo personalmente insieme alle persone che ha incontrato e fotografato nel corso del tempo.
Ogni musicofilo italiano (e non solo) ha avuto contatto con l'opera di Guido Harari, magari senza rendersene conto. In questo documentario a lui dedicato, Harari descrive la sua biografia in prima persona a noi spettatori mentre ne ripercorre le tappe dalla sua Milano fino alle case dei suoi collaboratori più notevoli, partendo dal suo scopo a inizio carriera: unire la propria passione per la musica con quella per la fotografia.
Dal primo concerto dei Beatles alla prima intervista rubata intrufolandosi a rompere le scatole ai Rokes fino alla possibilità di trovare una fama nazionale e internazionale facendo amicizia con artisti che si sono fatti fotografare da lui, da
Laurie Anderson e Lou Reed (che all'inizio del film fa l'intervento più brillante: «le sue (di Harari, ndr) sono foto musicali») a
Enzo Jannacci e soprattutto
Gianna Nannini, la sua collaboratrice più stretta e assidua.
Quasi ogni ritratto di artista, escluse le foto fatte esclusivamente ai concerti, sono poi, nel montaggio d'archivio del film, accompagnate da foto di Harari in compagnia col musicista di turno, e la galleria di nomi importanti fa impressione. Dai primi ritratti alle copertine dei live di Bob Dylan e Lou Reed, seguiamo l'uomo dietro la camera che fotografa i miti come se fosse anche lui stesso un mito.
Sguardi randagi ha un approccio televisivo e agiografico, ma il suo approccio rocker nostalgico può facilmente tirare dentro spettatori interessati con un promemoria della storia della musica del secondo Novecento fino a oggi, un percorso movimentato che non finisce mai di stupire e che si vede con intensità negli incontri della vita di Harari. E lo sguardo di Harari è randagio perché il suo passo è felpato, l'occhio della sua macchina da presa preleva "di sguincio" i momenti nascosti, quelli in cui il cosiddetto mito abbassa la guardia, e compare la persona.
Questo documentario, nel voler cogliere Harari di petto e completamente, non riesce mai a intensificarne l'aura di mistero; eppure si rivela facilmente l'imprendibilità del genio artistico, sia dei musicisti che del fotografo. Ciò si vede maggiormente nell'incontro con Laurie Anderson, artista e regista (il suo
Heart of a dog è un documentario sperimentale sul lutto del cane e dell'amore della sua vita, Lou Reed, entrambi presenti anche in Sguardi randagi), che conosce Guido Harari con una sensibilità tutta sua e gli dedica una chiacchierata intima e intensa.
In chiusura a tutto,
Paolo Conte asserisce «abbiamo toccato il fondo, Guido», ed è divertente provare a interpretare a quale «fondo» si riferisca.
22/02/2025, 10:03
Nicola Settis