SEEYOUSOUND 11 - UZEDA - DO IT YOURSELF di Maria Arena
Gli
Uzeda mettono un ponte irreale (o "ideale") tra loro e il resto del mondo. La loro musica è rumorosa e anticonvenzionale, crea un punto di vista e un punto d'ascolto, delinea uno spazio e una ragione d'essere controcorrente.
Catanesi ma più internazionali del gruppo rock italiano a cui siamo abituati, i membri degli Uzeda hanno una carriera di trent'anni alle spalle, e la regista
Maria Arena, mostra agli spettatori il solito flusso di riprese d'archivio meno del solito, decidendo prevalentemente di mostrarci prevalentemente quello che c'è oggi, non la rabbia giovanile né il passaggio dall'acerbità alla maturità, ma il punto d'arrivo attuale.
Sì, il passato è rievocato e c'è l'occasionale fotografia che rievoca uno specifico momento, ma il mondo del film Do it yourself è proprio nella mentalità del d.i.y. quotidiano, della musica e del parlare di musica e di organizzare la musica e di capire come preservare la propria arte.
Il film è italiano ma anglofono, come le canzoni della band che è andata più volte in tour con gli Shellac e ha potuto vantarsi della produzione discografica del grande
Steve Albini. "A Steve", che è venuto mancare l'anno scorso, è anche dedicato il film. L'eclettico chitarrista e produttore, anche fondatore dei seminali Big Black, è stato collaboratore artistico, amico e famiglia di Agostino e Giovanna (il cui rapporto retrodata la band di ulteriori dieci anni), mentore — come per buona parte della scena noise rock internazionale.
Nel film si infiltrano gli studi di uno studioso venuto dagli Stati Uniti per studiare il vero significato dell'"indipendenza" in musica e cinema proprio tramite l'incontro con gli Uzeda. Dopo il primo album fatto in un momento in cui ancora il concetto di musica indipendente era ostio e imprendibile, gli Uzeda prendono la loro strada e diventano il sogno caotico di chi cerca la luce attraverso le oscurità delle potenzialità del rock.
Il loro percorso, dalle sessioni con John Peel al tour americano e il concerto coi Fugazi, delinea una musica più che mai sociale, non nel senso di politica, ma proprio di socievole: come dice un loro fan collezionista, hanno disseminato più amici che fan. E tutto ciò viene seguito da Maria Arena e dagli intervistatori che la accompagnano con scientifiche modalità da reportage, che raccolgono aneddotica che rinforza lo spirito artistico della band e di un intero movimento musicale piuttosto che raccontare le radici culturali della questione. Indipendente e underground sono due termini diversi ma che si compenetrano.
Le parole delle interviste delineano un discorso in quest'ambito, ma nulla parla quando la musica degli stessi Uzeda che trionfa nel finale di crescendo fino al concerto, in cui tutto viene rivelato e plasmato nella sua forma definitiva, con la trasformazione assoluta dei volti da intervista in animali da palco, trascinati dal muro del suono.
24/02/2025, 08:03
Nicola Settis