L'ULTIMA SFIDA - Storia di un calciatore
Il mondo del calcio non porta mai bene al cinema. Tanti registi ci hanno provato, tanti ci sono cascati realizzando film modesti e di scarso successo. Ultimi anche i Manetti Bros con "
U.S.Palmese" passato dalle sale senza lasciare traccia. Ci riprova adesso il debuttante
Antonio Silvestre con il suo primo film, “
L’Ultima Sfida”. Mai titolo fu più azzeccato perché si ha proprio la sensazione che si tratti di una autentica sfida (mal riuscita). Augurando proprio all’autore che non si tratti di una ultima sfida ma semplicemente di un passo falso.
Qual è questa ultima sfida? Quella che si appresta a vivere un campione di calcio, tale Massimo De Core (e il cognome è tutto un programma) una autentica star del pallone, prossimo al pensionamento. Un ritiro che getterebbe nello sgomento i suoi numerosi fans che senza di lui non potrebbero vivere. L’ultima partita da giocare potrebbe fargli vivere un ambito trofeo, quello che manca per chiudere in bellezza. Il film si apre con il campione di calcio davanti alla macchina da presa; una lunga confessione a cuore aperto che, confidenza dopo confidenza, finisce per annoiare lo spettatore. Anche perché il protagonista chiamato ad interpretare De Core, si ritrova l’intero film sulle spalle senza averne le capacità. Reduce dai vari reality in cui ha messo in evidenza tutti i suoi muscoli,
Gilles Rocca è chiamato ad una performance che avrebbe fatto tremare anche Robert De Niro nei suoi giorni migliori. Del resto Rocca deve la sua improvvisa notorietà al festival di Sanremo 2020, quando in qualità di tecnico dietro le quinte, sbucò sbigottito dal retro palco mentre Bugo scappava offeso dal “collega” Morgan. Da quel momento la tv ne ha fatto una star trascinandolo in “
Ballando con le Stelle” e
“L’Isola dei Famosi”, laddove si può vincere con i muscoli e con il bell’aspetto. Ma il cinema è un’altra cosa. E se non lo si capisce, si rischia di ritrovarsi su un set come un pesce fuor d’acqua. Se poi ad una interpretazione senza pathos si aggiunge una storia che rischia momenti imbarazzanti (come quella ambientata nel commissariato).
il film finisce per essere totalmente poco credibile. Due ore intere sono troppe per raccontare una storia fin troppo farraginosa quando lo sguardo si sposta agli “inciuci” dietro l’angolo del mondo del calcio. Mai come in questo caso era doveroso lavorare di sintesi. Il classico difetto che commettono quasi tutti i debuttanti, così presi di raccontare con enfasi una storia, anche quando la storia non ha bisogno di enfasi. Nel cast, da segnalare
Giorgio Colangeli, bravo, preciso, perfetto come sempre.
22/04/2025, 16:01
Federico Berti