Note di regia di "Nella Pelle del Drago"
Ho conosciuto Marco qualche anno fa e sono rimasta incuriosita dal suo saper recuperare e poi plasmare il legno, ridandogli vita per produrre bellezza, in una visione di rinascita. Nel mio percorso professionale ho sempre portato avanti un filone dedicato all’arte, in tutte le sue forme e colori e dopo il documentario su Arte Sella e sul Mart, sentivo di aver trovato un’altra storia sul territorio da scoprire e raccontare, in questo caso la scultura, l’artigianato d’eccellenza. La storia di Marco poi non era interessante solo dal punto di vista artistico ma anche per il fenomeno sociale che le sue opere generano. Migliaia di turisti sono arrivati in Trentino per ammirare il suo Drago Vaia, un fenomeno curioso e controverso, si è parlato di turismo da selfie, di opere fini a se stesse, un clamore inaspettato. E come ha reagito Marco e il piccolo paese di fronte a tutto questo successo? Da sempre amo raccontare le storie del mio territorio, le unicità che lo compongono, le piccole grandi storie di comunità che sembrano vivere sospese dal mondo ma che sanno distinguersi per qualcosa e che aprono, come in questo caso, a temi più ampi, trasversali. Poi però, il Drago Vaia è stato bruciato e la storia di Marco si è spostata su altri piani ancora... Da qui nasce Nella pelle del Drago una storia che unisce il mio interesse per il processo creativo e produttivo di un’opera, il Drago Vaia Regeneration, nato dalle ceneri del primo drago. In più c’è la sfida di realizzare un racconto con toni grotteschi: un’indagine sul dolo del Drago Vaia, la comunità con il suo territorio, silente e rumoroso, con i suoi inediti personaggi, in tutti i suoi chiaroscuri, contraddizioni, verità e complessità. Ma anche un racconto che parla di morte e rinascita, di natura e delle responsabilità individuali e collettive nei confronti di essa.
Katia Bernardi