Sinossi *: Un film su Carlo Gesualdo che parte dalla sua musica e dai suoi testi madrigalistici per risalire alle vicende umane, in cui le immagini che suggeriscono i versi fanno baluginare flash biografici della sua esistenza.
L’occasione centrale resta il tormento che scaturisce dai madrigali, dai loro ossimori, dalle loro forti dissonanze sonore, mentre temperie portante è la rappresentazione delle ossessioni di Gesualdo.
Il film è la composizione di un dissidio musicale, verbale e interiore, per restituire una risultante armonica di un personaggio solo apparentemente contraddittorio: nella logica della sua musica e della sua follia c’è il tentativo di comprenderlo, senza etichette. Una polifonia di “trame” si contrappuntano nel film: anzitutto quella musicale, quindi quella storica, quella processuale, quella della mitologia popolare, quella della fiction, quella musicologica, quella iconografica e documentaria.
Note:
Carlo Gesualdo, Principe di Venosa, uno dei massimi musicisti del tardo Rinascimento e di ogni tempo, nipote di San Carlo Borromeo e del Cardinale Alfonso Gesualdo, appartenente a una delle famiglie più in vista del tempo, fu uomo tormentato, omicida per ragioni d’onore della moglie e dell’amante, sposo in seconde nozze di Leonora D’Este, musico eccelso che trascese il proprio tempo.
Sopravvisse alla morte dei suoi due figli, morì nel tormento nel suo fastoso castello fra i monti dell’Irpinia, terra che conserva nei suoi feudi le vestigia delle dimore a lui appartenute.
Compose 6 libri di madrigali a 5 voci e cicli di musica sacra (Responsoria e Sacrae Cantiones) che per oltre quattro secoli hanno interessato e ispirato molti compositori. Come la sua vicenda biografica, amplificata e colorita dalla fantasia popolare, che ha ispirato romanzi, film, musical, canzoni, pittori e innumerevoli intellettuali di ogni epoca.
Musica profana e musica sacra s’intrecciano indissolubilmente, e costituiscono la rappresentazione delle inquietudini, delle angosce, della disperazione, della speranza, del dubbio, dell’attesa dell’al di là, di un uomo che vive la crisi esistenziale delle certezze rinascimentali, dell’aristocrazia della seconda metà del ‘500, e anticipa l’inquietudine e la soggettività dell’uomo barocco.
O dolorosa gioia è un film “musicale” su Carlo Gesualdo che parte dalla sua opera e dai suoi testi madrigalistici per risalire alle vicende umane, in cui i versi suggeriscono immagini che fanno baluginare flash biografici della sua esistenza.
L’occasione centrale resta il tormento che scaturisce dai madrigali, dai loro ossimori, dalle loro forti dissonanze sonore, mentre asse portante è la rappresentazione delle ossessioni di Gesualdo.
Il film è la composizione di un dissidio musicale, verbale e interiore, per restituire una risultante armonica di un personaggio solo apparentemente contraddittorio: nella logica della sua musica e della sua follia, c’è il tentativo di comprenderlo, senza etichette.
Una polifonia di “trame” si contrappuntano nel film: anzitutto quella musicale, quindi quella storica, processuale, iconografica, musicologica, documentaria, della fiction e della mitologia popolare.