Rino classe 1922, possiede una statura bassa e un viso molto espressivo nel quale il sorriso e la semplicità comunicata dagli occhi possono portare a pensare che la vita per lui sia sempre stata come il nostro presente: tranquillo e colmo di ausili tecnologici. Non è così: è nato nel 1922 in provincia di Verona in un periodo difficile perché a cavallo delle due guerre Mondiali. Quand’era bambino non esisteva la tecnologia che conosciamo oggi: si era costretti a lavorare con gli aratri...visualizza tuttoi trainati dai buoi e ci si spostava a piedi o in bicicletta anche per lunghe distanze.
Quando, adolescente, scoppiò la seconda guerra mondiale Rino partecipò alla campagna di Russia e al sanguinoso ritiro che culminò con la battaglia di Nikolajevka. Sopravvissuto alla ritirata superò il confine italiano l’8 settembre 1943, giorno nel quale l’Italia firmò l’armistizio con Inghilterra e Stati Uniti. I tedeschi, non più alleati ma avversari, lo catturano sulle Alpi trasferendolo di prigione dove rimarrà fino alla fine della guerra.
Una volta liberato ritorna nel paese natale dove decide, con l’aiuto del padre, di affittare un terreno a Montichiari e di avviare un’attività agricola in proprio. Questi anni di duri sacrifici, passati con la famiglia e sua moglie Teresa, gli permetteranno di ampliare il terreno lavorato e di avere una casa dove poter creare una famiglia. Nonostante siano passati numerosi anni da quei tristi giorni della ritirata di Russia e nonostante il clima sociale dell’Italia sia cambiato, lui non ha mai parlato dell’accaduto con sua moglie e con i suoi amici: il dolore era ancora forte e vivo.
Solo recentemente ha deciso di raccontare quei tristi giorni nella speranza di costruire un mondo migliore senza quegli orrori.