Sinossi *: Per Rino Dal Dosso la Seconda Guerra Mondiale cominciò all’età di diciassette anni quando,
insieme ai suoi coetanei, partecipò alla pre leva militare nel corpo degli alpini, ma fu solo due anni più tardi in Russia che scoprì gli orrori della guerra. Giulio Turelli aveva già trent’anni, una croce all’onore militare e gli occhi di chi ha conosciuto gli orrori della guerra nel 1942 quando prese il treno per andare a combattere in Russia.
Giulio e Rino arrivarono al fronte nel momento in cui la tragica campagna di Russia aveva esaurito il carattere di conquista per trasformarsi in una guerra di posizione con le truppe italiane impegnate a presidiare la sponda occidentale del fiume Don.
Il 12 gennaio 1943 i sovietici diedero il via all’offensiva Ostrogorzk-Rossoš, travolgendo la 2ª Armata ungherese schierata a nord delle truppe italiane. Quel giorno il fronte orientale cadde definitivamente e cinque giorni più tardi, il 17 gennaio, quando ormai le divisioni alpine erano state chiuse in una sacca dall’esercito Russo, venne dato l’ordine di ripiegare dal Don. Cominciò così la Ritirata di Russia che la storia italiana ricorderà per l’eroismo delle divisioni alpine disposte anche a estremi sacrifici e per lo spropositato numero di caduti in quelle terre aspre e inospitali. Nonostante il clima, un abbigliamento insufficiente, scarse razioni alimentari e i ritmi di marcia estenuanti, Giulio e Rino, con quel che rimaneva dei battaglioni alpini, la divisione Vicenza, alcune unità del XXIV Corpo e una massa di sbandati italiani, raggiunsero, il 26 Gennaio, la città di Nikolajewka dove, a seguito dello scontro più sanguinoso della guerra di Russia, le truppe italiane, seppur in minoranza e mal attrezzate, riuscirono a rompere l’accerchiamento e arrivare nella zona sotto il controllo dell’asse italo-tedesco.
In dieci giorni i battaglioni alpini italiani, sottoposti ad incessanti attacchi di truppe regolari e di partigiani sovietici, coprirono più di 350 km. Il numero delle vittime fu immenso: si calcola che non riuscirono a rientrare in patria 114.520 militari su 230.000, fra i quali si possono contare 46.000 alpini dei 57.000 che partirono.
Giulio Turelli e Rino Dal Dosso, nonostante facessero parte dei pochi alpini che tornarono a casa , non riuscirono per molto tempo a raccontare ciò che gli era successo. Solo in tarda età cominciarono a trovare la forza necessaria a descrivere le vicende drammatiche che li coinvolsero e noi quelle preziose testimonianze le abbiamo filmate.
Il documentario indaga come questo momento storico viene considerato oggi, sia attraverso le testimonianze dei reduci Giulio Turelli e Rino Dal Dosso, sia seguendo le azioni delle realtà attente a ricordarlo.