“Apicoltore fallito”. Così ama definirsi Fabrizio, ben consapevole del fatto che i suoi metodi di cura e cattura degli sciami risultano, oggi, ampiamente superati dalle tecnologie e dalle nuove strumentazioni. Un discorso estendibile a qualsiasi suo rapporto con la natura, che deve faticosamente affrontare, tra rovi ed erbacce, per rendere il terreno fertile e portatore di frutti.
La sua avventura inizia a ventidue anni, quando sulla prima onda hippie, figlia delle contestazioni degli anni Sessanta e Settanta, ...visualizza tutto decide di mollare famiglia, università (facoltà di astronomia) e carriera sportiva (come pallavolista professionista). Per lui inizia una vita alternativa, in cui si mantiene realizzando manufatti in legno, che vende nei mercatini in giro per l’Italia. Stabilitosi dapprima in Sicilia, con la sua vecchia compagna decide allora di acquistare una vecchia casa e un po’ di terreno a Cupramontana, dove fonda la “Tribù delle Noci Sonanti”. Qui si dedica interamente ad un ritorno alle origini, nel tentativo di rendere la Tribù più forte, stabile e numerosa.
Le sue giornate, se escludiamo i rari momenti serali dedicati alla meditazione (Fabrizio è buddhista), sono interamente dedicate al lavoro all’interno della Tribù, tanto per la sussistenza quotidiana – sua, di suo figlio e degli altri membri – quanto per la preparazione dei prodotti che propone ai mercatini, dove vende i tanti frutti della natura (dal miele alle marmellate, oltre al pane integrale fatto con il lievito madre). I pochi guadagni gli permettono di comprare pasta, farro e tutte quelle poche cose che non può procurarsi da sé.