Sinossi *: Il Film?
Il film è la storia confidenziale di una passione, la passione per il racconto, per l’invenzione, per tutte quelle vicende che cominciano e finiscono e ricominciano nella nostra fantasia e che il cinema, ad esempio, tante volte ha filmato una volta per tutte oppure ha perduto per sempre.
Come diceva Stendhal "Se non scrivo dimentico tutto; ma se descrivo il mio sentimento mi do un dolore. Sperimento a perfezione che il sentimento puro non lascia ricordo.".
Il film semplicemente racconta proprio questa confusione artistica, questo sovrapporsi di immagini e soggetti. Sensazioni, emozioni, aggiunte e cancellazioni, prove e tentativi, segnature insomma.
Tutto il mondo poetico e quotidiano che gira intorno alla preparazione e alla realizzazione di un film, non importa quale o di un lavoro artistico. Il soggetto, varianti comprese, la preparazione tecnica e sentimentale diventano qui il film stesso, quotidianità e vita personale inclusa.
Un’autobiografia filmica che è il découpage di un’esistenza.
E c’è tempo - rubato - per qualche intervista e soprattutto per un lungo, poetico e inutile andirivieni sul lungomare laziale, come fosse il set del prossimo film da fare o di un film appena concluso, o forse un set abbandonato, o meglio ancora, la culla della libera immaginazione.
Quali sono insomma i meccanismi dell’invenzione cinematografica? Come ci assale e ci seduce e ci abbandona un’idea? Quanto della vita personale si consuma in un’opera artistica nella musica, nella letteratura, nel teatro, nell’ arte, nel cinema, adesso e oggi che tutta l'arte confonde e annulla i generi adesso e oggi che l'esistenza da sola è anche copia e perfomance di se stessa?
Una continua dissolvenza fra cinema e realtà dunque. E così il film a volte sembra il film di un film, un reportage della televisione, il backstage di un altro film, un videoclip, un film privato amatoriale e poi daccapo un film in un degenere filmico e comico che misura lo stato moderno di percezione estetica dello spettatore moderno.
La vicenda misteriosa di due amanti segreti, riscritta e rimaneggiata in un soggetto smarrito e ricordato più volte, questa vicenda leggera e passionale, avvincente e confusa, si (con)fonde e si lega alla questione del limite fra realtà e finzione, fra immagine e copia, citando un celebre testo a sua volta fatto di rimandi e tradimenti.
Il film è un viaggio solitario, una dedica amorosa all'immagine, alla composizione e alla scomposizione amorosa dell'immagine.
L'immagine diventa racconto, divagazione, cancellatura e raddoppio di altre immagini, una nuova immagine appena veduta e daccapo confusa nel montaggio del quotidiano visivo.
Scegliere un'immagine per raccontare un'emozione: il lavoro difficile del selezionatore di immagini - l'autore? - con una mano sul cuore e una sull'occhio.
Tutti intorno è un costruire di scene ultime che sono subito cancellate dal pensiero e dal desiderio seguente, dalla necessità di modificarle e di vederne altre alla prova per seguire l'istinto e il destino, la passione insomma, il battito del cuore e dell'anima.
E dunque qual è il confine in questo nostro tempo tra realtà e finzione? E’ la finzione che ci getta nella realtà o il contrario? E poiché è l’arte, in tutte le sue apparenze che ci conduce a questo interrogativo e ci confonde, il film è la piega stessa che si frappone tra finzione e realtà.
Un corpo a corpo di immagini in conflitto. Immagini contro immagini. Immagini di ricordo contro immagini di oblio, dove le une passano il tempo a dar la caccia alle altre, e le seconde a tentare le prime. E’ così che Filoteo il Sinaita concepiva la vita del corpo e dello spirito.
Il film parla infine ma non alla fine delle immagini perdute: quali sono le immagini immaginate e perdute, quali sono le immagini che non sono diventate una storia?
Dove si sono perse? dove stanno? Dove sono andate a finire? Stanno accanto alle immagini che poi sono diventate qualcosa oppure sono nascoste, perdute per sempre? Povere immagini, storie che non sono diventate nulla.