Sinossi *:
Antiche leggende narrano della ‘terra cava’, il sotterraneo regno di Agharta unito da una fitta rete sotterranea di gallerie e cunicoli. La sua capitale è Shambhala, luogo dell’immortalità. Secondo la leggenda il regno ha due entrate collocate ai rispettivi Poli del nostro pianeta, che ogni sei mesi si aprono per un giorno, rivelando così la via d’accesso. Il mitico Paradiso di Shambhala, talvolta descritto come mondo o dimensione parallela, è una terra dai mille nomi. Gli Hindu la chiamano “Paradesha” o “Aryavarsa”, la terra da dove provengono i Veda; i buddhisti “Shambhala”; i cinesi la conoscono come “Hsi Tien”, il paradiso di Hsi Wang Mu, la Regale Madre dell’Occidente. I russi la conoscono come “Belovodye” e “Janaidar”, i cristiani e gli ebrei come “Il giardino dell’Eden”. Viaggiatori e conquistatori hanno incontrato racconti, leggende e miti senza mai individuare la collocazione geografica di una città vagheggiata per essere l’eterna fonte della Vita. Da qualche parte situata fra l’Himalaya e il deserto del Gobi, la credenza vuole che chi la trovi possa raggiungere l’immortalità. Questo miraggio ha affascinato e ossessionato le personalità più disparate. Gesù durante i cosiddetti “anni silenti” avrebbe compiuto un lungo viaggio in Oriente; raggiunta la catena Himalyana la attraversò per poi dirigersi nuovamente in Palestina. Shambhala sembra fosse la meta da raggiungere prima di portare a termine la sua missione terrena. Nel corso del tempo il mito di Shambhala ha continuato ad affascinare e interessare. La stessa iniziazione del Kalachakra sembra essere una pratica mistica che permette di accedere al regno di Shambhala. L’opera è un coinvolgente cammino tra luoghi incantevoli e voci di mistici che cercano di fornire la chiave d’approccio, ma al contempo un viaggio capace di incantare al di là del mistero, alla ricerca di umanità, di saggezza e di consapevolezza interiore.

Cast


Soggetto:
Andrea Canetta

Sceneggiatura:
Andrea Canetta

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